Solidarietà. Un libro per sostenere i rifugiati di Aleppo

QUARTO – Giovedì 5 gennaio alle ore 19:00 il centro giovanile Qin+ di Quarto, Comune dell’area metropolitana di Napoli, ha ospitato la presentazione del libro “I tre Santi Re”, scritto da Marcello Buonaurio. La somma ricavata dalla vendite delle copie sarà interamente devoluta alla Chiesa cristiana cattolica di Aleppo, in Siria, per far fronte alle emergenze legate all’accoglienza dei rifugiati.

Nato dall’esperienza spirituale e dallo studio su testi antichi e moderni dell’autore, “I tre Santi Re” ripercorre la notte della natività attraverso un viaggio tra le diverse tradizioni culturali e religiose che hanno toccato l’immaginario collettivo. Un libro dunque che l’autore ha concepito per fedeli e curiosi, ma che oggi diventa un mezzo per supportare la protezione e l’accoglienza dei rifugiati di Aleppo.

La realtà del Centro Qin+ della parrocchia “Gesù Divino Maestro” ha sempre ospitato numerose iniziative, rivolte soprattutto ai giovani del quartiere, avvalendosi di locali ampi e attrezzati, tra cui una sala studio, una biblioteca, una sala conferenze, una sala cinema e un bar. E’ proprio in questi spazi che l’autore Marcello Buonaurio ha presentato la materia, l’ispirazione della sua opera, e il progetto benefico di cui, insieme a Don Gennaro Guardascione, si è fatto promotore: si tratta di sostenere, attraverso l’acquisto del libro, l’operazione di accoglienza dei rifugiati che in quelle zone di guerra versano in una situazione di forte disagio. Al riguardo abbiamo intervistato Marcello Buonaurio.

Perché ha scelto questo tema per il suo libro?

«Mi piace raccontare agli altri ciò che piace a me, le cose che mi capita di scoprire. Mi è capitato di leggere il testo di una Beata tedesca che ha avuto in visione tutte le vicende della nascita di Gesù e della venuta dei Re Magi. E’ bello leggere in dettaglio questa parte, perché la lettura di questa suora ha la capacità di farti immergere proprio in quegli eventi, come se prendessi la macchina del tempo. Oltre a questo c’è la curiosità, che speravo di condividere con gli altri, di conoscere molte più cose sui Re Magi, in particolare sulla loro venuta, chi erano, quali erano i loro regni, e se erano credenti. Queste e tante altre cose che oggi nella tradizione cristiana sono perdute, ma che anticamente non lo erano».

Come nasce l’iniziativa di beneficenza?

«Questa parrocchia ha deciso di rispondere alla richiesta del Vicariato apostolico di Aleppo, che ha chiesto un aiuto a tutta la Chiesa per sostenere i rifugiati che in quelle zone si trovano in condizioni di enorme disagio. L’emergenza è dura, quindi spero che la somma del ricavato del libro possa dare un aiuto. Ho pensato che fosse giusto devolvere la somma in beneficenza, l’ho proposto a Don Genni, che ha subito accettato, come se entrambi avessimo avuto la stessa idea».

Lei cosa avrebbe portato in dono a Gesù bambino?

«Nel libro dico più volte che andare a messa è un po’ come recarsi alla grotta di Betlemme. Il dono che faccio sempre è quello di presentare la mia miseria, non saprei dare oro, né incenso, né mirra a Gesù. Gli affido la vita delle persone che amo, è tutto ciò che sento di avere».

E ai bambini di oggi, che apparentemente hanno tutto, cosa regalerebbe?

«I bambini, che apparentemente hanno tutto, hanno una fragilità che magari i bambini di Aleppo non hanno, perché la sofferenza è maestra di vita. Certo non augurerei mai la sofferenza ai bambini, piuttosto vorrei che loro ricevessero un profondo affetto dai genitori. Spesso si giustifica come affetto un regalo materiale, oppure il metterli davanti a un film. Andrebbe fatto un regalo più alle famiglie, perché di riflesso lo riceverebbero anche i bambini».

Ritiene il libro cartaceo un mezzo di comunicazione ancora valido per una società moderna?

«Il libro è un archetipo, qualcosa che esiste da sempre, quindi ritengo che non possa mai essere sostituito. Io credo che la lettura di un libro aiuti a imparare a comunicare, a riflettere, e favorisca lo sviluppo dell’immaginazione. Se oggi si chiede a un bambino cosa ha letto, lui magari parla di libri come “Harry Potter”; “La bussola d’oro” o altri classici dell’infanzia legati all’immaginazione, tuttavia rovinata dai film tratti dalla letteratura: spesso infatti i bambini vedono i film prima di leggere i libri e questo impedisce loro di poter immaginare personaggi e situazioni. Allo stesso modo l’immaginazione è violentata dai videogiochi, dall’avere già tutto presentato. Se l’immaginazione muore, muore anche la creatività. Io e mia moglie temevamo che i nostri figli non avrebbero voluto leggere, allora decidemmo insieme di non forzarli, di far sì che il libro fosse una scoperta. Sono i genitori a dover comprendere l’importanza della lettura per insegnarla ai propri figli, perché spesso sono i primi ad averla abbandonata. Strumenti come i social network hanno distrutto l’attesa, la riflessione nello scrittore, il periodare lungo. Non ci siamo capitati così per caso, non sono complottista, ma credo ci sia una precisa volontà di ‘addormentare’ le persone con strumenti sottili come questi».

Noemi Orabona

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