Solidarietà. A Napoli pure il giocattolo ‘sospeso’

NAPOLI – In data 13 dicembre è stata lanciata l’iniziativa del “Giocattolo sospeso”fortemente voluto dal Comune di Napoli, in particolare dal Consigliere comunale Alessandra Clemente, in collaborazione con alcuni negozi di giocattoli della città partenopea.

Il Natale è un evento prezioso, che tutti i bambini adorano. Purtroppo non tutte le famiglie possono donare ai propri figli dei giocattoli nuovi, ecco allora l’idea che prende spunto dal famoso “caffè sospeso”, attraverso cui è possibile pagare una calda bevanda a chiunque la richieda: in genere sono i più bisognosi a usufruire di questo gesto di solidarietà. Alessandra Clemente ha rinnovato questa idea, ma con il giocattolo al posto del caffè.

A Napoli ben 15 negozi hanno aderito all’iniziativa. E’ quindi possibile comperare un gioco o fare una donazione, lasciandola in negozio in attesa dei nuovi proprietari: i bambini. Al riguardo, per comprendere meglio il funzionamento, abbiamo raccolto la testimonianza di Rosario Ferrara, titolare di negozio di giocattoli.

Come sta andando l’iniziativa del giocattolo sospeso?

«L’iniziativa è cominciata da poco, ma abbiamo già ricevuto tante donazioni, tra cui quella del Sindaco De Magistris. Poco fa ci hanno telefonato dalla provincia per chiedere come potevano fare un acquisto a distanza, è il segno che l’iniziativa non è ferma solo alla città di Napoli.»

Come avviene la consegna dei giocattoli?

«Quando si presenterà una persona bisognosa, previo ritiro del documento per tutelare che funzioni al meglio l’iniziativa, verrà consegnato il giocattolo. Alla fine delle festività, intorno al 7 gennaio, appena dopo la befana, andiamo a consegnare di persona i giochi rimasti, tutto questo d’accordo con il Comune.»

Nel vostro mercato, più giochi di tecnologia o di riflessione?

«Il mondo e il mercato del nostro settore è cambiato, la tecnologia fa da padrona, infatti abbiamo cellulari per bambini sempre a scopo ludo didattico, ma diciamo che anche il nostro mercato è cambiato con l’avvento di queste tecnologie.»

Stefano Colasurdo

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