Napoli. Premio per la Cultura 2017 al maestro di strada Cesare Moreno

NAPOLI – Giovedì 14 dicembre alle ore 18:00, la “Fondazione Premio Napoli” presso il Palazzo Reale in piazza Plebiscito, ha organizzato un incontro con Cesare Moreno, pedagogista e presidente dell’associazione “Maestri di strada” onlus, vincitore del “Premio Napoli per la Cultura 2017”, istituito dalla Fondazione.
La “Fondazione Premio Napoli” ha lo scopo di organizzare, stimolare e favorire il dibattito culturale nella città e nella regione, promuovendo la ricerca nel campo della letteratura e nelle scienze umani e sociali, e incoraggiando la produzione culturale italiana.
La Fondazione, il cui Presidente è dal dicembre 2016 Domenico Ciruzzi, in linea con i principi della nuova direzione che propone i temi della legalità e della tutela dei diritti dei più deboli, per diffonderli nel sentire comune della vita civile, ha scelto di premiare l’impegno dell’educatore e maestro di strada Cesare Moreno, perché “promotore di un’idea di città dove centro e periferie contribuiscono alla costruzione di un’identità culturale complessa, più ricca.”

La decisione di premiare l’attività ventennale del fondatore del progetto “Chance”, chi cioè si è sempre occupato di marginalità e lotta alla dispersione scolastica con una costante attenzione al mondo delle periferie nei confronti dei cosiddetti drop-out, gli adolescenti che abbandonano precocemente la scuola ponendosi ai margini della società, ha riscosso molti consensi in città.
Cesare Moreno ha affermato che il premio, che ammonta a quattromila euro, sarà il primo passo per costituire la “Fondazione Maestri di Strada”, passando da un’amministrazione fondata sulla garanzia personale del presidente a una garantita dal fondo di dotazione.
“Napoli ha bisogno di tanti maestri di strada, la cui missione non è soltanto quella di educare, ma creare una lettura diversa dalla periferia, e quindi di tutta la città”, ha spiegato Moreno.

Dopo i saluti iniziali del presidente Ciruzzi, ha avuto inizio la conversazione tra quest’ultimo, il maestro di strada e la giornalista Marcelle Padovani, nota scrittrice e giornalista de “Le Nouvel Observateur”; numerose le domande a cui Moreno ha risposto, raccontando la propria esperienza sul campo e condividendo con il pubblico alcune riflessioni sull’attuale sistema scolastico.
Innanzitutto, a proposito dell’avvicinamento ai ragazzi drop-out, Moreno ha spiegato che nelle classi in cui l’insegnante alle prese con una classe complessa sente di non farcela, i maestri di strada intervengono organizzando incontri di supporto e attività pomeridiane: laboratori teatrali con lezioni di scrittura creativa e spettacoli; laboratori d’arte; laboratori musicali; laboratori “terra terra”, dove si dà la possibilità ai ragazzi di riprendere i contatti con la natura e la terra; molte anche le attività svolte con genitori e bimbi piccoli.
Per Cesare Moreno la responsabilità dei ragazzi abbandonati a loro stessi è “del mondo adulto in generale, adolescenti arrabbiati con gli adulti che sfogano con gli insegnanti una rabbia che però è generale, verso tutti”, mentre il problema più grande oggi, oggetto di studio, è il “rapporto intergenerazionale, la crisi del funzionamento della trasmissione intergenerazionale”.
Segnalata dal maestro non solo la problematica della dispersione scolastica, ma anche lo stato in cui versano tantissimi giovani napoletani che, non studiando né lavorando, sono fuori mercato; ”forza lavoro scoraggiata, ragazzi che a diciotto anni vengono rottamati.”.
“Il sistema scolastico formativo ha fallito”, ha ripreso Moreno, soffermandosi anche sugli edifici scolastici in periferia, come ad esempio a Ponticelli, che versano in uno stato di grande decadenza e abbandono: “la scuola, laddove dovrebbe essere più affidabile non lo è affatto, ma ne sono a conoscenza anche i sassi. L’insegnante che va in periferia è un eroe, chi non lo è cerca di scappare quanto prima; i dati raccontano di un tasso di cambiamento dei docenti altissimo in quelle zone”.
Il maestro si è soffermato anche sulle differenze rispetto al progetto “Chance”, affermando che ora si ragiona non sui quindici allievi annui come anni fa, ma su cifre elevate; al termine dell’incontro ha raccontato ai presenti delle difficoltà e delle ostilità incontrate nelle famiglie dei ragazzi vicine alla criminalità.
Il riconoscimento del “Premio Napoli per la Cultura” a Cesare Moreno, del “Premio Napoli Internazionale” a Donald Sassoon e del “Premio E. Forzati impegno civile” ad Aldo Cazzullo, e dei premi delle sezioni di narrativa, saggistica e poesia è avvenuto martedì 19 dicembre al teatro Mercadante di Napoli.

Al riguardo abbiamo rivolto le nostre domande a Domenico Ciruzzi, presidente della “Fondazione Premio Napoli”.

Ci parla della Fondazione?

«Sono presidente da circa un anno di una Fondazione che esiste dal 1954, questa è la 63a edizione; abbiamo ripristinato un dato fondamentale, previsto dalla statuto, costituendo il comitato dei giudici lettori. In dieci mesi circa oltre mille, abbiamo ricreato una vera e propria comunità attorno alla Fondazione. Un altro dato fondamentale è il ripristino dei principi costituzionali che costituiscono la radice della nostra cultura e che in questi ultimi 20, 30 anni sono stati offuscati, forse dimenticati da settori dello stesso mondo della cultura. Mi riferisco ai principi garantisti, alla presunzione di non colpevolezza, al reinserimento sociale degli ultimi, alla valutazione concreta del tasso di libero arbitrio che in alcuni casi appare davvero divergente. Trionfa il giustizialismo, che ora passa anche dai social network e i problemi millenari, ad esempio se si è innocenti o colpevoli, lo si decide in un secondo e con un tasto. Penso che un’istituzione culturale abbia l’obbligo necessario di ricordare al mondo della cultura questi principi, la base di una moderna democrazia, interessandosi concretamente di ciò che accade sul territorio.»

Il premio?

«Una scelta coerente. Un grande riconoscimento che il mondo della cultura deve fare a chi svolge un lavoro culturale ed educativo rilevante, a chi si occupa degli ultimi in un modo tanto efficace, pensando al futuro delle nuove generazioni e capendo che se non si guarisce la periferia non si solleva il centro, che insomma è tutto interconnesso. Dare il premio al maestro di strada Cesare Moreno ha trovato d’accordo tutti i giurati; se all’interno dell’accademia, tanti meritevoli rappresentati istituzionali avrebbero meritato il premio, beh, per una volta possiamo uscire fuori dalle accademie e vedere cosa c’è intorno».

Dario Quattromani

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