Libri. La solidarietà italiana in “Storia di Aya”

FORMIA – Venerdì 9 marzo in Via Vitruvio, l’associazione culturale “Fuori Quadro”, per la rassegna “Fuori-ritratto”, ha ospitato lo scrittore Maurizio Quilici, ex caporedattore ANSA; e l’informatica Marinella Fiaschi, moglie del giornalista, insieme hanno presentato il libro scritto a quattro mani intitolato ″Storia di Aya, in fuga dalla Siria per amore”, edizione Imprimatur.

Di genere narrativo e in parte autobiografico, il libro racconta la storia di due giovani siriani, Fady e Aya, che si innamorano a distanza. Lui vive in Svezia dove ha chiesto asilo politico, e lei a Latakia, in Siria. Aya ha appena diciotto anni e scopre di avere un tumore a un piede, ma questo non le impedirà di attaccarsi alla vita e sognare come ogni ragazza della sua età. Fadi invece ha trentaquattro anni, dopo aver studiato marketing e aver girato molti Paesi arabi come il Libano, Kuwait ed Emirati Arabi Uniti, ha deciso di trasferirsi in Svezia. Aveva visto Aya per la prima volta in un film realizzato durante il matrimonio di suo cugino e la sua sposa, sorella di Aya, e se ne era innamorato all’istante. Ma incontrarsi sarà molto difficile per i due protagonisti: riusciranno a sposarsi in Libano, ma prima di vivere finalmente insieme, in Svezia, dovranno affrontare mille ostacoli, a cominciare dalla tappa italiana del loro viaggio: Roma, dove conosceranno gli autori del libro e la solidarietà.

Al riguardo l’autore Maurizio Quilici racconta: «Mia moglie Marinella è la principale artefice di questa storia e dunque di questo libro: con la  sua grande propensione e passione per il volontariato ha reso possibile che questa storia uscisse dall’indifferenza e dalla dimenticanza, abbandonando i due innamorati al loro triste destino. Siamo grati a tutti coloro che ci hanno aiutato, come Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti Umani del Senato; Bianca Berlinguer, moglie del Senatore e allora direttrice del Tg3; e Giuseppe Maccauro, oncologo del policlinico Gemelli; e moltissimi altri italiani, grazie ai quali abbiamo rivisto un’Italia fatta di fiducia, speranza e solidarietà. Spero che con questo libro si possa aprire nel lettore quella speranza di poter, nel suo piccolo, operare per sconfiggere la crudeltà e la violenza, forse insite nell’uomo, o almeno l’indifferenza al dolore altrui, la grossolana burocrazia e il cieco egoismo. Questa è una storia vera, una cronaca puntuale di come si sono svolti i fatti: Fady e Aya non hanno conosciuto il dramma dei barconi rischiando di morire nel Mediterraneo, ma in Siria hanno visto la guerra, e per questo volevano lasciarsi tutto alle spalle e vivere in un paese migliore. Hanno invece vissuto un incubo e rischiato di essere risucchiati nuovamente nell’inferno dal quale sfuggivano.»

Emanuela Conte

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