Libri. Il viaggio di Laura Di Caprio nel testo di “Se ti perdi, guarda il cielo”

NAPOLI – Mercoledì 9 maggio alle ore 19:00, alla Casa del Popolo di Via Tiberio è stato presentato il libro della scrittrice Laura Di Caprio, dal titolo “Se ti perdi, guarda il cielo”.

L’autrice e poetessa napoletana, già vincitrice nel 2009 del concorso “Napoli Cultural Classic” e scrittrice di racconti inseriti in antologie di autori vari come “Lettere al Padre” e “Cuorediafano”, ha presentato al pubblico il diario di viaggio della sua esperienza del Cammino di Santiago, pellegrinaggio che da anni guida migliaia di viaggiatori dalla Francia alla Spagna, per raggiungere in Galizia il santuario di Santiago di Compostela.

Al riguardo le abbiamo rivolto le nostre domande.

Come nasce questo libro?

«Ho sempre desiderato fare il Cammino di Santiago, ma non ho mai avuto il coraggio di prenotare e partire. Non avevo mai viaggiato da sola e aspettavo che qualcuno venisse con me. Poi è arrivato un momento profondamente buio della mia vita, in cui non riuscivo a capire la strada da percorrere dopo averle provate tutte. Così ho preso la decisione, una delle più complicate che nella vita si possa prendere, quella di avere fiducia che le cose belle possano capitare anche a noi. A fine luglio 2015 ho prenotato e sono partita dopo 10 giorni. Una mia amica mi aveva chiesto di scrivere e di condividere il mio viaggio, perché sognava di fare anche lei quest’esperienza. Così sono nati i miei diari di viaggio, dove mi espongo completamente, con tutti i miei difetti, paure, fragilità, per capire che la migliore compagnia che possiamo avere, in tutti i percorsi che la vita ci mette davanti, siamo semplicemente noi stessi. L’anno dopo sono ripartita con mia madre e ho deciso di continuare a scrivere e condividere le emozioni che stavo vivendo lungo il Cammino. Nei secondi diari c’è anche un piccolo mistero.»

Quale storia vuoi raccontare?

«I primi giorni dei diari di viaggio sono più leggeri e divertenti, poi pian piano è cresciuta la consapevolezza dell’avventura incredibile che stavo vivendo. La storia raccontata nel libro è la mia storia, che può essere facilmente la storia di tutti: una persona che si è persa nella giungla di tutti i giorni, che non riesce più a trovare un senso, che non riesce ad accettare le ingiustizie. Il Cammino di Santiago è una sorta di palestra per la vita, c’è un obiettivo da raggiungere, un percorso, delle difficoltà da superare. E poi ci sei tu, le persone che fanno quella strada con te e la possibilità di guardare la tua vita da una prospettiva diversa. La possibilità di poter guardare nel profondo della tua anima e scoprire la tua forza, scoprire che puoi farcela, ma devi andare avanti, non devi fermarti, devi percorrere la tua strada, perché per quanto possa far male ne vale sempre la pena. Un’esperienza così bella la vuoi condividere con gli altri, con chi vuoi bene, così l’anno dopo sono partita con mia madre per un percorso più breve, e da persona che doveva essere guidata sono diventata persona che doveva guidare e sostenere.»

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