Libri. A Napoli “La più bella vittoria” di Claudio Miccoli

NAPOLI – La Sala del Capitolo del Complesso monumentale di San Domenico Maggiore ha ospitato martedì 28 marzo la presentazione del libro a fumetti “La più bella vittoria. Dieci storie di Nonviolenza più una”, progetto realizzato dalla collaborazione dell’Associazione Claudio Miccoli e la Scuola italiana Comix, edito da Marotta & Cafiero.

30 settembre 1978. Piazza Sannazzaro, dove Claudio si era recato, uscito dalla sede del WWF di Villa Pignatelli per ritrovarsi con amici. Un gruppetto di giovani neofascisti (Durante il processo si dichiareranno tali ed entreranno in aula mostrando il saluto fascista – ndr) aggredì una ragazza con il giornale Lotta Comunista tra le mani, strappandoglielo e gettandolo in faccia a un amico della giovane, prima di prendergli la testa a bastonate. Claudio era seduto poco distante, provò a seguirli, insieme a due compagni, testimoni di quello che sarebbe poi accaduto: l’incontro che cercava, probabilmente anche per identificare e denunciare gli squadristi, era un tentativo di ottenere dialogo, un confronto. Ma il suo avvicinamento provocò la reazione violenta dei giovani neofascisti, che lo assalirono con bastoni e un coltello. Claudio non morì subito, ma dopo 6 giorni di agonia.
Perché Claudio aveva avvicinato quegli squadristi, nonostante le loro armi, nonostante l’assalto di cui poco prima aveva visto coi suoi occhi? Perché Claudio era un convinto sostenitore della non violenza, del dialogo, del confronto, confidente nel potere dell’arma delle parole, dell’arma della matita.
Le sue armi, forse anche sublimazione di una sfiducia che i giovani della sua epoca si portavano dietro e dentro, erano la fotografia, gli scritti, i disegni. Una delle sue ultime storie a fumetti lo ritrae con la sua folta barba scura, in pigiama e pantofole, si intitola “Oggi ho imparato a volare”, ispirata all’omonima canzone di Eugenio Finardi. Ha la data di maggio. A settembre sarebbe stato colpito a morte.

40 anni dopo, l’Associazione Claudio Miccoli, in particolare attraverso la figura del fratello Livio, responsabile del progetto, ha voluto dare un seguito al fumetto, in collaborazione con gli allievi della Scuola italiana Comix. Prende così vita “La più bella vittoria”, raccolta di storie a fumetti, 10 più una, quella realizzata da Claudio, ispirate a personaggi che hanno lasciato un segno nella storia con le loro azioni di non violenza: Tolstòj, Gandhi, Rosa Parks, Nelson Mandela, e altri.
Fondamentale e non casuale anche la scelta della casa editrice, Marotta & Cafiero, con sede a Scampia, editore accorto a diritti e legalità, che impiega solo materiali riciclabili nelle sue stampe.

Al riguardo abbiamo incontrato Livio Miccoli, fratello di Claudio: gli anni lo hanno eroso, e gli hanno costruito una faccia pulita e un sorriso sincero. Claudio invece resterà per sempre un ragazzo di 20 anni, che crederà per sempre nel dialogo.

Al di là di quanto già si consce di Claudio, chi era Claudio?

«Era un ragazzo! Un ragazzo come tanti altri, di appena 20 anni, e non va assolutamente mitizzato perché, dotato di grande sensibilità, generosità, ma come tanti altri. Per esempio hanno intitolato nel suo liceo, che è il Liceo Scientifico Vincenzo Cuoco, la biblioteca: si chiama Biblioteca Claudio Miccoli. E quando andammo a intitolarla io scherzai dicendo che stavano facendo una cosa strana, perché stavano intitolando l’aula a uno dei peggiori alunni: Claudio è stato bocciato 2 volte. Quindi io direi che da un lato ci sono questi interessi: la poesia, la natura, la fotografia, il disegno; dall’altro era pure uno che magari per partecipare alla manifestazione non andava a scuola. Veramente un ragazzo come tanti di oggi: non li notiamo, fanno notizia quelli che purtroppo si distinguono per altre cose».

Come nasce l’idea del fumetto?

«Il fumetto nasce da una della passioni di Claudio, e da questo fumetto lasciato incompiuto che aveva intitolato “Oggi ho imparato a volare”, come la canzone di Eugenio Finardi, e che aveva lasciato a metà. È un fumetto particolare perché Claudio ritrae se stesso che comincia a volare. E quindi ci siamo sempre chiesti come si sarebbe concluso: abbiamo affidato questa conclusione a ragazzi come lui, che a 40 anni di distanza l’hanno trovata, a modo loro».

Fini e attività dell’Associazione intitolata a Claudio Miccoli?

«L’Associazione Claudio Miccoli è per la diffusione di una cultura non violenta e ambientalista. Si ripromette a partire dalle passioni di Claudio, che sono condivise e condivisibili, quindi sono un po’ anche le nostre, di portare avanti quel messaggio che Claudio oggi non può più portare avanti, e che fino all’ultimo dei suoi momenti ha cercato di proporre anche a rischio della vita. Il gesto suo ultimo è stato quello di andare incontro a persone che brandivano coltelli e bastoni per cercare di dialogare. Chiaramente quando parliamo coi ragazzini nelle scuole diciamo che ci sono circostanze e circostanze, quindi non sempre queste pratiche è opportuno avviarle. In quel contesto certamente se Claudio se ne fosse andato a casa avrebbe fatto meglio»

Camilla Esposito

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