Cultura. La quarantena di Cuba, “Isla” su isola

PINAR DEL RIO – A Cuba, la splendida isola caraibica, come in tutte le parti del mondo colpite dal Covid-19 e costrette alla reclusione forzata in casa, si lavora su se stessi, si ascolta, si inizia un percorso introspettivo e inevitabilmente ci si sente stimolati a fare qualcosa, costruire, produrre o creare, che sia arte o meno, per se stessi e per gli altri. Un valido esempio è il lavoro realizzato da Iran Capote, drammaturgo, narratore, poeta e regista di teatro, direttore artistico del teatro Rumbo di Pinar del Rio, dove ha portato in scena testi importanti di drammaturgia cubana contemporanea. Le sue opere sono state messe in scena a Cuba e negli Stati Uniti d’America, i suoi libri pubblicati anche in Spagna.

Iran Capote ha scritto il poema “Isla” (Isola), metafora del distanziamento sociale che trasforma le persone in isole, isole da amare. Durante la quarantena, insieme al regista Lester Hamlet, ha realizzato un video molto toccante,  questo il suo commento al riguardo: «“Isla” è un poema per questo periodo di reclusione che stiamo vivendo. Io e Lester Hamlet siamo riusciti a mettere in video ciò che sentiamo, le nostre emozioni. Ma è soprattutto, in tutto questo caos che è diventato il mondo, un’opera di arte fatta in casa, realizzata artigianalmente, ma piena di passione ed emozione. Perchè tutti siamo diventati un’isola in questa Pandemia, un’isola che dobbiamo amare e che è allo stesso tempo simbolo di noi stessi.»

Lester Hamlet, che oltre alla regia ha anche recitato nel video, afferma: «“Isla” è stato in primo luogo un pretesto per sfruttare l’emozione dei miei attori, per avvicinarmi a loro, complice il periodo della pandemia Covid-19, ed è stato anche un pretesto per avvicinarmi a una letteratura che non conoscevo, un pretesto per dare amore e un fiore al mio Paese durante la quarantena. Iran Capote mi inviò il testo, che ho sentito subito mio. Insieme cercavamo di capire cosa potesse uscire visivamente dall’opera, cercavamo una metafora della realtà che stavamo vivendo, ne parlammo quindi con tutti gli attori e poi è iniziata l’avventura. L’Arte mi ha salvato in questo periodo di costrizione in casa, tutto ciò che abbiamo fatto, Iran Capote, io e gli attori, lo abbiamo fatto pensando che fosse di aiuto a chi in questo momento era costretto come noi al confino casalingo, per dare un’emozione, per mostrare in che direzione va l’anima in questi giorni.»

“Isla” (Video in basso) è stato recitato da Alicia Hechavarria, Gabriel Wood, Ulises Gonzalez, Daysi Quintana, Lester Hamlet, Molinator, Heron Vega, Luisa Maria Jimenez, Yailene Sierra, Leo Benitez, Nestor Jimenez, Yessica Borroto, Michaelis Cue, Gretel Cazon, Marta Montalvo, Denys Ramos, Yasvell Rodriguez, Elba Perez, Andro Diaz, Fernando Hechavarria, May Reguera e Daisy Granados. Montaggio di David Medina. Musica di Barbaro Marin, Rey Sanler e con il tema “Y nada mas” di Silvio Rodriguez.

Testo in italiano:

Già lo hanno pubblicato in internet, e da tutte le parti del mondo le persone scrivono milioni di commenti.

E’ impossibile da credere, impossibile per loro.

Io ho appreso la notizia senza sorpresa.

Domani, alle sei in punto del mattino, diventerò un’isola.

Isola, un’isola, come di solito sono le isole.

Enormi pezzi di terra galleggiando sul mare.

Tutti i residui della mia monotona esistenza

sono bastati per la somigliante conversione

L’Isola che sarò da domani porterà il mio nome, come corrisponde

E un’immensa cordigliera nel centro, che osservata bene da lontano sembra un’assurda macchina da scrivere.

E questo sarà tutto ciò che esiste su di me.

Non avrò più nulla da mostrare ai turisti che l’imperfetta macchina dove ho consumato la mia vita parola dopo parola.

Quando si è un’isola annoiata, come ciò che sarò da domani, si vive sempre con la ridicola paura della penetrazione, della morte per asfissia.

Sei circondata dall’acqua, ma non puoi berla perchè è salata

e un caldo insopportabile ti costringe a sederti al tavolo del caffè, totalmente decaffeinato.

Quando si è un’isola, come ciò che sarò da domani, si vive saggiando il limite delle cose

mettendo sempre le stesse precauzioni

gli stessi desideri di finirla con il calore

di finirla con il confine di te stessa, lo stesso desiderio di morte per congelamento.

Avrei dovuto sentirlo già abbastanza.

Uno si converte in isola, quando fa radici nell’acqua e di tanto scalciare nel fango finisce fissato per sempre.

Senza rimedio. Non c’è Dio nè isola che possa fermarlo.

Almeno l’isola che sarò da domani porterà il mio nome, come corrisponde

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