Attivismo. I due anni di “Je so’ pazzo”

NAPOLI – Sabato 4 marzo l’ex OPG ha festeggiato due anni di gestione dei ragazzi di “Je so’ pazzo”. Per l’occasione sono stati inaugurati nuovi spazi sociali attraverso una campagna di crowdfunding.

Due anni di lotte, due anni di lavoro sociale e di mediazione tra cittadini e istituzioni. In un modo o in un altro, il gruppo di attivisti ha sempre fatto parlare di sè. Tanti i servizi messi a disposizione nel corso di questi anni, dal doposcuola alle attività sportive: calcetto, arti marziali; e poi gli sportelli per il sostegno agli immigrati e per aiutare tanti cittadini che vivono una situazione economica precaria, per esempio i lavoratori Almaviva.
Recentemente sono stati attivati anche i servizi di cucina popolare, un ambulatorio ginecologico e l’ambulatorio pediatrico, ottenuto con una riuscita campagna di raccolta fondi: i lavori sono stati ultimati pochi giorni prima dell’anniversario.

Quella di sabato è stata una vera e propria festa, con tantissimi presenti: gente del quartiere, associazioni, tutti a sostegno dello splendido lavoro dei volontari, che si sono riuniti prima in assemblea, aperta a tutti per discutere sul bilancio annuale delle attività e per ascoltare nuove proposte, mettendo a punto alcuni dettagli, quindi a seguire hanno inaugurato i nuovi servizi, infine la cena popolare, preparata proprio nella nuova cucina. A conclusione dell’evento si sono esibiti in concerto Tommaso Primo e Tartaglia Aneuro.

Tanta partecipazione popolare è indubbiamente dovuta anche all’evento di pochi giorni prima, a cui ha partecipato l’ex OPG: la manifestazione contro il razzismo, che ha bloccato il centro di Napoli per alcune ore. Tale presenza infatti ha sensibilizzato maggiormente la cittadinanza, che per ricambiare l’affetto ha partecipato in massa alla festa.
Altro aspetto che ha coinvolto la gente, soprattutto del quartiere Materdei, è stata la posta: tutti gli abitanti della zona infatti hanno trovato nella loro casella postale un invito scritto, imbustato e distribuito dagli stessi attivisti.

Una serata importante per i ragazzi di “Je so’ pazzo”, che hanno avuto il merito di creare, dall’abbandono di un’ex ospedale psichiatrico, un luogo di interazione sociale, di libertà, di mutua assistenza, dando speranza a tanti giovani del quartiere.

Stefano Colasurdo

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