Università. Gli studenti protestano contro sciopero di docenti e ricercatori

NAPOLI – Dopo il 16 febbraio, data in cui è arrivata la conferma del prossimo sciopero di docenti e ricercatori universitari, sono partite le mobilitazioni degli studenti che ne contestano le modalità. Negli ultimi giorni infatti attraverso il web sono state diffuse diverse petizioni, due delle quali intraprese da Link – Coordinamento Universitario e dalla Confederazione Degli Studenti.
È già accaduto nel settembre dello scorso anno: in quell’occasione i docenti e i ricercatori accademici aderenti allo sciopero incrociarono le braccia durante lo svolgimento del primo appello dopo la pausa estiva, interrompendo la regolare sessione d’esame a meno di un mese dall’inizio delle sedute di laurea autunnali. Anche allora i coordinamenti studenteschi fecero sentire la loro voce, ottenendo in molti casi delle proroghe per garantire almeno il rientro degli studenti laureandi nei tempi fissati dagli atenei per completare gli studi.

Il nuovo sciopero, promosso dal “Movimento per la dignità della Docenza Universitaria”, è stato proclamato con una lettera firmata da 6.857 professori e ricercatori universitari. Questa volta la paralisi accademica interesserà gli esami di profitto dal 1° giugno al 31 luglio di quest’anno, per i quali i professori firmatari cancelleranno dal calendario la prima data degli appelli. Le motivazioni e le richieste dello sciopero sono diverse: si chiede innanzitutto lo sblocco degli scatti stipendiali di docenti e ricercatori, bloccati dal quinquennio 2011-2015; e che il riconoscimento degli stessi parta dal 1° gennaio del 2015. Le ragioni tuttavia non sono solo economiche, perché gli scioperanti sollecitano anche alla rigenerazione dell’organico accademico, con la richiesta di 6.000 posti per professori associati; 4.000 per professori ordinari; e 4.000 per ricercatori a tempo determinato. Oltre a questo, è richiesto anche lo stanziamento di 80 milioni di euro a favore del “Fondo integrativo statale per la concessione delle borse di studio” per gli studenti universitari.

In un periodo storico in cui in Italia non si investe adeguatamente nell’Università, nella ricerca e in generale nell’Istruzione, le richieste allegate alla proclamazione di sciopero appaiono più che mai motivate. ma la contraddizione è di fondo: una mobilitazione che comprende anche ragioni strettamente connesse al mondo studentesco, finisce per ledere proprio il diritto allo studio. Nonostante il blocco degli esami di profitto riguardi soltanto la prima data della sessione estiva, il disagio colpisce ugualmente la programmazione accademica degli studenti. Questo si traduce in esami rimandati con conseguente dilatazione dei tempi per il conseguimento delle lauree, e quindi ripercussioni anche economiche.

Per tutte queste ragioni sono partite dal web le petizioni studentesche che mirano a una sensibilizzazione degli Atenei e dei professori italiani, affinché rivedano le modalità dello sciopero e la loro partecipazione allo stesso. Ancora una volta infatti gli studenti esprimono la loro partecipazione circa le richieste presentate, pur dissociandosi dal blocco degli esami di profitto.

Grazie alla diffusione mediante i social network, a poco più di una settimana dalla data di proclamazione, la petizione di Link – Coordinamento Universitario ha ottenuto un riscontro di oltre 28.000 studenti, mentre quella iniziata, più tardi, dalla Confederazione Degli Studenti, un’associazione studentesca attiva nel sud della penisola, conta quasi 7.000 firme. Si tratta di una mobilitazione che sta raccogliendo le forze per intervenire in favore di coloro che risentono maggiormente del delicato sistema universitario, ovvero gli studenti.

Noemi Orabona

Leave a comment