“The Fever”, la ludopatia in un corto

NAPOLI – La ludopatia, gioco di azzardo patologico, è un disturbo del comportamento rientrante nella categoria diagnostica dei disturbi del controllo degli impulsi, una vera dipendenza comportamentale. Sull’argomento, il regista Francesco Maglioccola ha girato un cortometraggio dal titolo “The Fever”, che potete guardare in allegato. A lui e all’attore Salvatore Mazzocchi, sodalizio artistico che dura da anni, abbiamo rivolto le nostre domande.

Francesco Maglioccola cosa la stimola a girare cortometraggi? 

«Beh, posso dire di essere una persona abbastanza sensibile, per questo cerco di mettere del personale in ogni lavoro che realizzo. E’ così che ho deciso di esprimere ciò che pensavo attraverso delle immagini, poiché queste, a mio avviso, sono molto differenti da ciò che si può trasmettere attraverso la scrittura, poiché le immagini arrivano direttamente al pubblico che le osserva, e che capta poi in maniera più vera e diretta il messaggio che si vuole trasmettere.»

Quale messaggio? 

«Semplicemente ‘dare una mano’ a livello sociale, perché ciò che faccio è portare nei miei cortometraggi delle situazioni semplici che caratterizzano la realtà, e che hanno soprattutto una risonanza a livello sociale. Devo dire che però molto spesso la società confonde ciò che è reale con ciò che è vero, e a mio avviso non sempre è così: la realtà è anche apparenza, e l’apparenza a volte inganna. Dunque, di fronte a un problema si agisce in modo vero, in modo concreto, ed è proprio questo che cerco di rappresentare. Alla fine di ogni mio cortometraggio cerco di lanciare un messaggio di speranza, e ciò che faccio è per esternare la mia Fede, intesa sia come speranza che come Fede nel senso più ampio ed evangelico del termine. Credo che ognuno di noi abbia una missione nella vita, e dunque credo che la mia sia proprio quella di fare ciò che ho realizzato fin’ora e continuare, per portare sotto gli occhi di una società che spesso non può o non vuole guardare, dei messaggi di pura e a volte, ahimè, cruda realtà.»

Con l’attore Salvatore Mazzocchi ha deciso di girare il corto “The Fever”, contro il disturbo da gioco d’azzardo patologico, perché?

«A mio avviso credo che questo sia un problema sempre esistito, ma con l’avvento della crisi tutto ciò si è acuito ancora di più, perché la gente cerca di far fronte in questo modo (Attraverso le finte vincite facili del gioco – ndr) ai problemi economici che attanagliano le famiglie, e così più giocano e più si ‘ammalano’ e si isolano. Si gioca principalmente perché ci si sente soli e si sfoga il proprio essere proprio giocando.». Sull’argomento risponde anche Salvatore Mazzocchi, attore protagonista del corto e sceneggiatore, presente all’intervista: «Sono d’accordo con quanto detto da Francesco, e mi sento di dire che anche questo corto cerca di dare un messaggio di speranza per uscire da un tunnel che si ha la sensazione di percorrere da soli. Ciò che è importante è comunque capire che non si è mai soli in situazioni del genere, e soprattutto bisogna riconoscere quando abbiamo bisogno d’aiuto.»

Salvatore Mazzocchi, lei dunque ha preso parte al cortometraggio perché ne condivide gli ideali?

«Sì, principalmente ho partecipato per i suoi stessi motivi, volti alla denuncia sociale di situazioni che possono essere sempre più gravi, man mano che continuiamo a trascinarle nel tempo. Devo dire che è stata un’esperienza nuova per me, perché anche se conosco Francesco da moltissimi anni ormai, ho partecipato di rado alle riprese sia come parte attiva che come protagonista, poiché essendo attore di teatro, e aiutando lo stesso Francesco nella stesura di alcune sceneggiature, non sapevo del tutto come muovermi, però fortunatamente ho avuto il suo occhio vigile che mi ha osservato e dato consigli, e tutto è andato per il meglio.».

Carmela Landino

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