Edward Snowden aveva ragione: la raccolta dati della NSA è illegale

NEW YORK – Edward Snowden aveva ragione, e forse non c’era nemmeno bisogno che lo sancisse ieri il Tribunale d’appello federale di New York, che nelle 97 pagine del fascicolo della sentenza definisce “illegale” la gargantuesca raccolta di metadati da parte della NSA.

Come rivela l’ex tecnico della CIA, ora in esilio a Mosca, a due increduli giornalisti del The Guardian e alla regista Laura Poitras nel documentario vincitore dell’ultimo premio Oscar “Citizenfour”, la National Security Agency ha violato la privacy di milioni di cittadini non solo americani: il “whistleblower” parla di 5 miliardi di conversazioni telefoniche registrate al giorno, programmi di sorveglianza Internet e altri programmi di intelligence secretati, tra i quali il PRISM e il Tempora. A far da scudo all’agenzia di sicurezza, quel Patriot Act post 11 settembre, che le garantiva una legittimazione a raccogliere indistintamente dati che fossero più o meno sensibili per la lotta al terrorismo sul suolo americano.

Da quando l’American Civil Liberties Union, guidata dall’avvocato Alex Abdo, ha portato nel 2013 la NSA in tribunale, l’agenzia si è arroccata sulla difensiva, facendo appello alla sezione 215 del Patriot Act, che le avrebbe esteso e garantito una libertà d’azione pressocchè infinita. Ma è proprio su quella sezione, in scadenza il primo giorno di giugno, che si è concentrata l’attività del giudice Gerard Lynch: “Una tale espansione nella raccolta di dati dei cittadini è una restrizione senza precedenti della privacy e per quanto possano esserci esigenze di sicurezza non c’è alcuna evidenza di un dibattito sul tema”, recita la sentenza, accogliendo l’accusa di incostituzionalità avanzata dalle associazioni per i diritti civili e rilanciando l’emergenza di un intervento governativo volto a regolamentare la raccolta dei dati personali.

La sentenza ha indubbiamente innescato una serie di dichiarazioni che spaccano ulteriormente il Congresso statunitense a un anno dalle elezioni presidenziali. Se il portavoce della Casa Bianca ha confermato la volontà di Obama di ridiscutere su nuove basi le attività della NSA e le normative sulla privacy, il senatore repubblicano McCain ha fatto riferimento a quanto invece sia importante l’attività di spionaggio per la sicurezza e che forse gli americani stanno dimenticando l’11 settembre.

Intanto, dal 2013 la vita dell’informatore Edward Snowden è sensibilmente cambiata. Poco più che trentenne, in America l’attendono un processo per spionaggio e il carcere, mentre in Russia prova a ricostruire una nuova normalità, raggiunto dalla fidanzata grazie a un permesso di soggiorno. Il documentario che racconta la sua storia e i giorni caotici della rivelazione all’Hotel Mira di Hong Kong è ancora, a intermittenza, proiettato nelle sale italiane. Guardarlo è il modo migliore per prendere consapevolezza di una problematica che riguarda in egual misura tutti, ma che affrontiamo ancora troppo superficialmente.

By Antonio Acconcio

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