Napoli. MANN: strani accordi che spogliano Napoli di opere e opportunità

NAPOLI – Nel tardo pomeriggio di giovedì 4 agosto si è svolto un presidio davanti al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN), organizzato dalle associazioni Carlo Terzo-Ponti Rossi; Il Popolo; San Tarcisio e la RAM, Rinascita Artistica del Mezzogiorno; presidio sostenuto da tanti cittadini napoletani per un confronto e richieste da proporre all’Amministrazione museale alla luce della vicenda del trasferimento dei reperti del MANN a Comacchio, in provincia di Ferrara, in Emilia Romagna.

Pochi mesi fa il tentativo di sottrazione del Tesoro di San Gennaro alla gestione dei napoletani. Seppur in contesto differente, in questi giorni un’altra poco chiara manovra di spoliazione: alcuni reperti archeologici della antica città di Ercolano, che si vorrebbero esposti a Palazzo Bellini, a Comacchio. L’accordo, poco pubblicizzato, era stato stipulato dal Sindaco di Comacchio con l’esponente del Ministero dei Beni Culturali, il direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Paolo Giulierini, senza tuttavia alcun coinvolgimento degli enti locali.
Tra le motivazioni addotte allo spostamento, che una volta scoppiata la polemica si è dichiarato solo temporaneo, in particolare retto da una collaborazione biennale con la possibilità di rinnovarla poi ulteriormente, ci sono: la volontà e il tentativo di incrementare l’occupazione nel territorio di Comacchio e dintorni; l’obiezione che solo 1/3 delle opere custodite al MANN siano effettivamente fruibili al pubblico, mentre le altre giacerebbero nascoste se non trasferite nella cittadina emiliana. Insomma, come se nella città partenopea non ci fosse necessità di creare nuove possibilità di occupazione. Inoltre gli esperti d’arte e le associazioni che seguono la vicenda fanno sapere che in realtà vi sono molte strutture nella città metropolitana di Napoli che potrebbero ospitare gli attuali depositi. Ne è un esempio Palazzo Fuga, in Piazza Carlo III, già al centro di alcuni progetti in cantiere, capace di ospitare addirittura fino a 400.000 reperti, come ci ha spiegato Dario Marco Lepore, Presidente dell’associazione RAM, Rinascita Artistica del Mezzogiorno: «Io sono favorevole a fare in modo che vengano realizzate esposizioni temporanee, in Italia e anche all’Estero; non sono favorevole a protocolli d’intesa che non dichiarino che le esposizioni siano temporanee, come quello che è successo in questo caso». Da indagare l’ennesimo tentativo di arricchire il Nord Italia di denaro, di cultura, di posti di lavoro, sottraendoli al Sud, invece di realizzare in loco le opportunità di crescita.

In basso la video intervista a Dario Marco Lepore, presidente dell’associazione RAM.

Camilla Esposito

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