Homo Naledi: resti di nuova specie umana scoperti in Sudafrica

 

JOHANNESBURG – Un gruppo di ricercatori ha appena rinvenuto, in una grotta vicino Johannesburg, i resti di 1.500 fossili di cui ossa appartenenti a 15 individui somiglianti all’uomo moderno.

Homo Naledi, è il nome che è stato attribuito a questa ‘nuova’ specie umana scoperta  nella grotta detta Rising Star, a una cinquantina di chilometri a nordovest di Johannesburg  dalla Witwatersrand University di Johannesburg e dalla National Geographic Society in collaborazione con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie (Dst) e dal National Research Foundation (Nrf) del Sudafrica. Recuperare i resti degli ominidi non è stato affatto semplice: essi erano ammucchiati in una cavità difficilmente accessibile, è stato necessario arruolare un team esperto di speleologi che fossero magri abbastanza da riuscire ad entrare nella cava.

Secondo gli esperti questa risulta una delle scoperte più importanti nella storia della paleontologia: un ominide alto circa 1.50 cm con un cervello delle dimensioni di un’arancia, abbastanza snello con caratteristiche tanto primitive quanto moderne. L’Homo Naledi aveva un cervello piccolissimo, e dei piedi quasi identici ai nostri: “Complessivamente, H. Naledi appare come una delle specie più primitive del genere Homo”, spiega John Hawks della University of Wisconsin-Madison, uno degli autori dell’articolo che descrive la nuova specie. “Ha alcune caratteristiche sorprendentemente umane – continua l’esperto-  tali da farlo ricomprendere nel genere cui apparteniamo anche noi”. L’ominide aveva un cervello minuscolo, più o meno delle dimensioni di un’arancia, posto in cima a un corpo relativamente lungo e snello. Secondo gli studiosi, le ossa rinvenute non permettono ancora di stabilire un età esatta della nuova specie, ma si potrebbe dire che approssimativamente l’Homo Naledi potrebbe avere tra i 2 milioni e i 2 milioni e mezzo di anni. Inoltre un altro dato interessante ipotizzato dai ricercatori, soprattutto grazie al contesto in cui sono stati ritrovati i resti, è che probabilmente Homo Naledi seppelliva i suoi morti. Scoperta interessante se si considera che la sepoltura finora era una pratica attribuita solo all’uomo moderno (risalente a 200 mila anni fa, con l’homo sapiens): “Alla fine, l’ipotesi più plausibile è che gli Homo Naledi abbiano intenzionalmente depositato laggiù i corpi dei defunti e che, dunque, fossero proprio dediti alla sepoltura ben prima dell’Homo sapiens”, ha così affermato Lee Berger che ha guidato tutta la spedizione. “Se fosse confermata- ha proseguito Berger- la teoria farebbe pensare che questa specie fosse già capace di un comportamento ritualizzato in epoche più remote”. Lo speleologo ha poi concluso: ” Questa grotta non ha ancora svelato tutti i suoi segreti, ci sono ancora centinaia, se non migliaia di resti ancora da studiare sepolti laggiù”.

Iulia Nicoleta Dana

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