Greenpeace lancia l’allarme: acciughe al collasso

ROMA – Questa mattina alcuni attivisti di Greenpeace si sono riuniti in un’azione di protesta davanti al ministero delle Politiche Agricole a Roma, contro l’eccessivo sfruttamento degli stock ittici, acciughe in particolare, del Mediterraneo. Una protesta pacifica, fatta di striscioni e costumi che ricordano le famose scatolette del supermercato, contenenti appunto le acciughe o le alici, le specie ittiche più pescate nel Mediterraneo, uno degli ingredienti che caratterizza la tradizione culinaria italiana, considerate l’oro blu del mare Mediterraneo.

Secondo i dati riportati dal ministero delle Politiche Agricole, nel 2013 in Italia sono state pescate circa 29.664 tonnellate di acciughe, -30% rispetto al 2012; per circa 55 milioni di euro di ricavi, corrispondenti a -26% dell’anno precedente. “La pesca eccessiva è un problema che va risolto subito. Sta svuotando il nostro mare mettendo in ginocchio decine di migliaia di pescatori italiani”, ha affermato Serena Maso, attivista Mare di Greenpeace, che ha poi continuato: “Le acciughe sono al collasso e nonostante questo il Ministero continua a rinnovare permessi speciali di pesca: chiediamo la loro revoca immediata e di attivare subito misure adeguate per ridurre la pressione della pesca e tutelare gli stock in declino, o quelle che stiamo per mangiare oggi saranno forse le ultime acciughe di domani”.

Una denuncia non nuova questa di Greenpeace: già nel 2012 aveva lanciato l’allarme sull’impoverimento delle popolazioni di acciughe e sardine nel nord Adriatico, iniziato nei primi anni ’90. Un problema di non poco conto, che non interessa solo l’Adriatico, ma anche lo Stretto di Sicilia. Al riguardo anche l’Unione Europea sostiene che sia un problema da non sottovalutare, che richiede interventi seri e urgenti come l’introduzione di limiti di sbarco e quote di cattura che al momento risultano essere applicate solo al tonno rosso nel Mediterraneo.

Interventi dunque fortemente richiesti, da più parti in causa, che se applicati potrebbero salvare il futuro della pesca e dei pescatori italiani. Ma cosa si attende per realizzarli?

Iulia Nicoleta Dana

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