Arte. Graffiti Zero ha incontrato Syla

ROMA – In Via Treviri, sabato 24 e domenica 25 marzo, nella Galleria d’arte contemporanea autogestita Garage Zero, si è svolto il VI appuntamento de “Le Personali” di Graffiti Zero. Ospite dell’incontro Syla (PAC-ZTK), uno degli storici writer degli anni ’90, protagonista del movimento oggi definito “Street art” o “Urban style”.

Garage Zero è stato occupato nel 2009 da alcune realtà del quartiere, trasformando l’enorme garage di una palazzina lasciata al degrado per quasi un decennio dal Comune di Roma. La Galleria d’arte contemporanea, autogestita, ha l’obiettivo di far rivivere e far tornare il quartiere un centro di interessi socio-culturali.

Graffiti Zero nasce nel 2013, prima e unica mostra che ha riunito tutte le maggiori crew della scena romana della golden age dei graffiti all’interno di Garage Zero, con l’obiettivo di promuovere i nuovi linguaggi artistici contemporanei e restituirli a una visione pubblica e comune.

Il collettivo ha collaborato a molti progetti, tra gli ultimi, in occasione degli 80 anni dalla fondazione dell’Ospedale Spallanzani di Roma, ha decorato 800 mq di mura esterne con un monumentale murales, che raffigura 13 volti di noti scienziati e ricercatori. Matteo Colavolpe, fondatore e curatore di Graffiti Zero, spiega che l’opera non deve essere intesa come puramente estetica, ma volta a creare un ponte, un punto di incontro tra le istituzioni e la popolazione, rimarcando la concezione di arte che diventa mezzo di dialogo. Al riguardo gli abbiamo rivolto le nostre domande.

Riscontro positivo con il writer Syla?

«Molto bene, sì, una risposta molto positiva dal pubblico. Soprattutto siamo soddisfatti nel vedere interesse da parte di chi è fuori da questo ambiente. In questo VI appuntamento Syla ci ha mostrato il suo archivio fotografico personale, mostrandoci 25 anni di storia dei graffiti romani, e dandoci cosi la possibilità di accedere a una realtà destinata a pochi» .

L’obiettivo di Garage Zero?

«Cerchiamo di realizzare più progetti possibili con il territorio, come a esempio il concorso “Arte Dentro”: un progetto organizzato in collaborazione con gli studenti del liceo artistico della zona, perché vogliamo colmare quel vuoto culturale che nel quartiere e in tutte le zone periferiche romane ormai è normalità, e che spesso raggiungono un alto degrado sociale.».

Emanuela Conte

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