Teatro. Clown ed espressività con il “Cantiere dei Sogni”

VARESE – Il “Cantiere dei Sogni”, associazione culturale di teatro ed espressività, si appresta a coinvolgere, con un progetto di mimica dal titolo “Il bambino liberato”, gli adulti che vogliono tornare a vivere la spontaneità dei più piccoli: un ciclo di 8 incontri, a partire da giovedì 5 aprile dalle ore 20:30 alle 22:30, presso l’auditorium del Civico Teatro Sociale di Varese.

“Cantiere dei Sogni” è una realtà nata dall’idea di Anna Angelini, attrice e insegnante; e Alessio Calì, educatore teatrale e musicista: i due hanno unito le loro passioni per dare vita a un progetto culturale fondato sull’arte teatrale. L’aspetto caratterizzante della loro attività sono i classici laboratori teatrali per bambini, ragazzi e adulti, che vengono intervallati da iniziative uniche, volte a riscoprire il lato dimenticato e nascosto di ogni individuo.

“Abbiamo concluso questo Giovedì un ciclo di tre incontri denominato “Tra Sogno e Realtà”, attraverso il quale, con la collaborazione di una psicoterapeuta, abbiamo dato il via a un percorso mai visto. Non si tratta della classica arte-terapia basata sul racconto di sé, ma è stato impostato proprio sulla concretezza delle azioni e sulla creatività”, così racconta Anna Angelini, e continua: “L’obiettivo era quello di lavorare sulla teatralità del sogno per renderlo storia collettiva, ogni sera con un tema specifico tra racconti, fotografie e messaggi di speranza.”.

La sempre crescente risposta positiva, nei confronti delle attività lanciate dall’associazione, ha permesso di espandersi in altri campi quali letteratura, fotografia e musica, avvalendosi del contributo di collaboratori esterni, nonché di aiutare concretamente associazioni solidali tramite spettacoli a raccolta fondi.

L’idea di arte teatrale al quale si aspira con questi progetti non è basata esclusivamente sul teatro classico, bensì sulle caratteristiche delle singole persone. È un’arte immediata che crea forme di energia che vanno oltre la scena. In questo contesto viene promossa la figura del clown, da loro definito clown ‘poetico’: “Nell’immaginario collettivo il clown è visto come una figura buffa e grottesca. A noi piace lavorare sulla voglia di tornare a giocare che è la forza che dà alle persone di apprendere, mettersi in gioco appunto. Fare una piccola ricerca su se stessi e a disposizione degli altri. Ogni persona, oltre ad avere una propria espressività poetica, ha anche una propria comicità. Si lavora in modo molto empirico su ciò che può funzionare su questi due aspetti, in base alle caratteristiche personali.”, afferma Alessio Calì, e aggiunge: “Toccheremo argomenti quali il fallimento e la caduta, tabù di una società, la nostra, che non li contempla e ci conduce allo stress. Il clown è la metafora di come il non riuscire in qualcosa può diventare una forza energica. Ci avvaliamo della metafora del bambino in quanto clown per natura, poiché è spontaneo e sperimenta per conoscere.”.

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