Violenza di Genere. La Maxima Film si dissocia: “I manifesti di Potenza vanno subito rimossi!”

NAPOLI – A fine marzo, nella città di Potenza, è stato affisso un manifesto stradale di grandi dimensioni che pubblicizza un evento contro la violenza di Genere. I promotori dell’incontro hanno tuttavia utilizzato, seppur per una causa onorevole, il titolo e lo slogan del cortometraggio prodotto dalla Maxima Film di Marzio Honorato e Germano Bellavia, uno slogan che, decontestualizzato dalle vicende narrate nel corto, sui manifesti lascia intendere un senso opposto al vero significato, favorendo un linguaggio che tende a giustificare la violenza contro le donne. In seguito all’affissione del manifesto si sono scatenate molte polemiche, per questo motivo la casa di produzione cinematografica Maxima Film di Marzio Honorato e Germano Bellavia, in riferimento ai manifesti che tanto stanno facendo discutere, affissi a Potenza per promuovere un convegno contro la violenza sulle donne previsto nella città lucana in data 13 aprile, ha inviato un comunicato stampa che pubblichiamo: “I manifesti utilizzano senza autorizzazione e impropriamente il titolo e lo slogan del cortometraggio “Amore, ma se mi uccidi, dopo a chi picchi?”, prodotto dalla Maxima Film e presentato nel 2017 all’Ospedale Cardarelli di Napoli in supporto alle attività del “Centro Dafne – Codice rosa a sostegno delle donne vittime di violenza”, che dopo la pubblicazione del corto ha visto raddoppiare in breve tempo le denunce contro la violenza sulle donne, a conferma del successo raggiunto in poche settimane dal cortometraggio, visualizzato in rete su vari siti da oltre 5 milioni di persone. La Maxima Film si dissocia dal messaggio contenuto nella campagna affissioni degli organizzatori del convegno di Potenza, che senza autorizzazione utilizzano e decontestualizzano la frase slogan del cortometraggio e il significato in esso contenuto. Al riguardo, la Maxima Film chiede l’immediata rimozione dei manifesti, a tutela dei diritti d’autore e di proprietà intellettuale, e perchè il messaggio sociale diffuso attraverso le affissioni è palesemente errato e fuorviante.”

 

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