Speciale Mediterranean Pride of Naples: Fabio Corbisiero

NAPOLI – Oggi Napoli vestirà i colori arcobaleno. Alle ore 17:30 partirà da Piazza Dante il Mediterranean Pride of Naples, la colorata e vivace manifestazione per rivendicare i Diritti delle persone della comunità LGBT. Il corteo con i manifestanti e i carri allegorici attraverserà Via Toledo e Piazza Plebiscito, per poi terminare nel tratto pedonale del Lungomare, in zona Castel dell’Ovo.

Quest’anno il Pride è stato dedicato alla scuola. Sono stati organizzati incontri per contrastare l’omofobia e il bullismo, e per affermare con forza il Diritto allo studio per tutti. Negli ultimi mesi, eventi rivoluzionari hanno riguardato le unioni civili: la cattolica Irlanda e la Corte Suprema statunitense hanno dato l’assenso alle nozze tra persone dello stesso genere. Per lo “Speciale Mediterranean Pride of Naples” abbiamo chiesto l’opinione sul tema al Prof. Fabio Corbisiero, docente presso il dipartimento di Scienze Sociali dell’Università Federico II di Napoli.

Cosa manca per la promulgazione di una Legge italiana sulle unioni civili?

«Nonostante nei mesi scorsi il testo base sulla regolamentazione delle unioni civili abbia trovato anche in Senato il suo primo sì, il dibattito e le spaccature sulle unioni omosessuali è ancora acceso nel nostro Paese. L’assenza di leggi nazionali di carattere complessivo in materia di diritti delle coppie di fatto in quanto tali, invero tanto etero quanto omosessuali, rende l’Italia uno dei Paesi del mondo democratico più fermo sotto questo profilo.»

Eppure localmente c’è grande fermento, non è così?

«Il deficit normativo ha una serie di conseguenze: da una parte implica la forzata supplenza dei Giudici sul tema, sollecitati da istanze di riconoscimento dei diritti degli omosessuali in funzione antidiscriminatoria; dall’altra aumenta la tenacia dei movimenti e delle organizzazioni LGBT, le cui rivendicazioni, sempre più incisive sul piano sociale, si stanno coagulando intorno alla figura dei Sindaci, ai quali da qualche anno è stata socialmente affidata la responsabilità di tradurre e mediare le rivendicazioni omosessuali dal piano locale a quello nazionale. Quasi una fuga avanti dei Sindaci rispetto al Governo Nazionale. E sono a capo di quelle che ho definito le “città arcobaleno”: aree del Paese in cui il governo locale e le associazioni omosessuali rivendicano diritti di cittadinanza che si materializzano, attraverso dispositivi di policy spesso più simboliche che sostanziali, con i registri delle unioni civili. In un rapporto di stretta reciprocità, tra capacità proattiva dei Sindaci e forza delle organizzazioni LGBT, il Parlamento italiano dovrebbe strizzare l’occhio ai territori e alle sue rappresentanze istituzionali e sociali, perché si vada oltre il decisionismo simbolico degli amministratori locali e il movimentismo delle associazioni omosessuali.»

C’è discriminazione in ambito lavorativo?

«Si può definire la discriminazione degli LGBT in ambito lavorativo come un trattamento iniquo e negativo di lavoratori o aspiranti tali, fondato su caratteristiche personali non rilevanti per lo svolgimento della performance lavorativa, come l’orientamento sessuale e l’identità di genere. Discriminare sulla base del proprio orientamento sessuale non vuol dire solo trattare in maniera differente due persone quando non esiste alcuna differenza, ma anche trattare allo stesso modo situazioni che nella realtà sono diverse. Si può riscontrare dunque la riduzione nell’accesso a risorse sociali, culturali ed economiche, sia per il proprio bilancio biografico sia per quello familiare, in base alle caratteristiche della propria identità. Si pensi a una lavoratrice trans, la quale è trattata in maniera diversa lì dove non esiste la differenza o è omologata a una situazione senza che venga rispettata la sua specificità.»

E il rapporto con la fede?

«Si tratta di un tema complesso che richiede una conoscenza di diverse dimensioni e piani di analisi: da quello etico a quello sociologico. Il catechismo della chiesa cattolica definisce al n. 2.357 che gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati e contrari alla legge naturale, poiché precludono all’atto sessuale il dono della vita. Ci sono inoltre molti sacerdoti che disprezzano i comportamenti omosessuali. Tuttavia negli ultimi anni è nato un tipo di associazione LGBT, cattolico-oriented, come “Ponti Sospesi”, che aggrega uomini e donne omosessuali credenti, il cui rapporto con la fede non pregiudica, almeno non sempre, il loro comportarsi da persone LGBT.»

Esiste realmente una teoria gender?

«La “teoria/ideologia del gender” è una pura invenzione del cattolicesimo, che definisce inconcepibile un continuum di generi che vanno oltre la dicotomia della “società naturale”, fondati sul sesso biologico uomo e donna. La sociologia e le altre scienze sociali dimostrano che il Genere è una costruzione sociale e culturale che può anche prescindere dal sesso biologico e che, al contrario, talvolta non coincide con questo. Un individuo trans che nasce uomo e che sviluppa una personalità e un’identità femminile ha due elementi che non coincidono: il sesso e il genere. Le scienze sociali cercano solo di mostrare che le biografie personali e familiari possono e devono essere vissute secondo libertà soggettive e non secondo i sacri valori di una chiesa i cui precetti, quelli sì, sono ideologici e vecchi di duemila anni.»

Napoli é gay friendly?

«Come mostra un recente studio dell’Osservatorio LGBT della Federico II, Napoli è nella top ten della “città arcobaleno”, città che non sono semplicemente gay friendly e dunque rispettose di tutte le differenze che creano una comunità, ma sostengono e supportano le persone omosessuali attraverso politiche e dispositivi di welfare locale. Di questo, grande merito è del Sindaco Luigi de Magistris, che domani come ogni anno sarà alla testa del pride.».

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