Napoli. “Mille culure” per contrastare l’omo-transfobia

NAPOLI – Domenica mattina alle ore 10:00 il via dalla Rotonda Diaz della gara podistica di 5 chilometri, organizzata dal Servizio Antidiscriminazione del Centro di Ateneo SInAPSi dell’Università Federico II di Napoli; insieme alla UISP, Unione Italiana Sport Per Tutti; e ad Arcigay Napoli. Una gara di solidarietà, non competitiva, nel segno del contrasto all’omo-transfobia.

Partenza intorno alle ore 10:00 in Via Caracciolo. La gara podistica “Mille culure” si è disputata per sensibilizzare e contrastare l’omo-transfobia. Casualità ha voluto si tenesse a poche ore di distanza dall’ennesima aggressione ai danni di una ragazza transessuale, questa volta di soli 22 anni. Aggressione avvenuta in Via Nuova Agnano nella notte di sabato, a testimonianza del fatto che l’omofobia e la transfobia non sono affatto debellate.

Alla gara podistica di 5 chilometri hanno partecipato i collaboratori del Servizio Antidiscriminazione; esponenti di Arcigay Napoli, tra cui il presidente Antonello Sannino; rappresentanti di ArciNapoli; e singoli cittadini appassionati di sport e di diritti. Presenti inoltre, a sostegno della manifestazione, il Prof. Paolo Valerio, docente di Psicologia Clinica all’università Federico II e direttore del Centro SinAPSi del suddetto ateneo; Patrizio Oliva, uno dei maggiori rappresentanti della storia del pugilato italiano; il Console generale degli Stati Uniti d’America a Napoli, Colombia A. Barrosse, la quale ha dichiarato: “Questi chilometri non sono niente rispetto ai risultati che avete ottenuto, che non si ottengono da soli, ma perché voi fate tutto questo. Allora è importante continuare: un chilometro, poi un altro, poi un altro per arrivare alla meta”.

La gara podistica “Mille culure”, ideata dal Servizio Antidiscriminazione, nasce nell’ambito della settimana dedicata al contrasto all’omo-transfobia. La scelta di questa specifica settimana non è stata affatto casuale, poiché prevista dopo la Giornata Internazionale contro l’omo-transfobia, il 17 maggio, giorno in cui, oramai 26 anni fa, l’omosessualità è stata estromessa dal manuale delle malattie mentali.

In conclusione dell’evento abbiamo approfittato della presenza e della disponibilità del Dott. Claudio Cappotto, assegnista di Ricerca in Psicologia Clinica presso il Centro di Ateneo SInAPSi dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, membro della World Association for Sexual Health e dell’Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere, per rivolgergli qualche domanda sulla questione omo-transfobia.

Avete inaugurato la settimana contro l’omofobia. E’ ancora necessario parlarne?

«C’è ancora bisogno di contrastare e prevenire le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e identità di genere: a tutt’oggi ragazzi e ragazze gay, lesbiche, bisessuali e trans subiscono violenze all’interno dei propri contesti familiari, all’interno dei propri contesti lavorativi, nella società allargata. Il cambiamento è la base per contrastare e prevenire ogni forma di violenza omo-transfobica»

Come si muove in tal senso il Servizio Antidiscriminazione del Centro di Ateneo SinAPSi?

«Con attività di informazione, formazione e consulenza; a 360 gradi: dai contesti educativi-scolastici alle varie organizzazioni alle istituzioni agli enti pubblici e privati. Cerchiamo di fare un lavoro culturale ed educativo che, come dicevo prima, è alla base di una società più inclusiva e meno discriminante»

Lo sport come contrasto all’omo-transfobia?

«Lo sport. C’è un paradosso: lo sport può essere un grande collante, un’importante dimensione inclusiva, ma paradossalmente è, come sappiamo anche dalla letteratura scientifica, una dimensione dove la cultura omofobica, maschilista e machista è prevalente. Quindi lo sport può lanciare un messaggio importante: possiamo essere sportivi, possiamo essere dentro lo sport, ma con una cultura diversa da quella che alcune volte ha portato anche all’interno delle dimensioni sportive dei fenomeni di prevaricazione»

Camilla Esposito

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