Solidarietà. A Montesanto la prima delle tre serate “Cenando sotto le stelle”

NAPOLI – Venerdì 28 aprile alle ore 19:30 in Piazza Montesanto, nel cuore di Napoli, si è svolto “Senzatetto, musica e parole”, la prima delle tre cene dedicate alla solidarietà nell’ambito dell’iniziativa “Cenando sotto le stelle”, organizzata dalla Rete di solidarietà popolare per sensibilizzare riguardo la povertà e il disagio economico di parte della popolazione.

Secondo l’analisi Istat del dossier sul DEF, Documento di Economia e Finanza, nell’anno 2016 l’11,9 % delle famiglie italiane, pari a 7 milioni e 209mila persone, si è trovata in condizioni di “grave deprivazione materiale”. I dati, rispetto alle condizioni di minori di 18 anni o di anziani con oltre 65 anni di età sono altrettanto allarmanti. Il tasso di occupazione degli under 35 è il più basso d’Europa e gli investimenti nel Paese sono in calo per il settimo anno consecutivo. Queste sono alcune delle criticità emerse dal rapporto che hanno spinto la Rete di solidarietà popolare, già molto attiva nel sociale a Napoli, a organizzare la prima delle tre cene sotto le stelle nel cuore della città, per tutti i cittadini in difficoltà.

Una risposta simbolica, ma anche effettiva alla povertà diffusa e che sembra non arretrare, ma anche alle recenti decisioni prese dal Governo attraverso il decreto Minniti: “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città”, che contiene le parole “daspo”, “sicurezza” e “decoro urbano”, che hanno suscitato critiche in tutta Italia; una risposta insomma che è una mano tesa ai senzatetto, agli immigrati, agli ultimi della città.

Gli intervenuti, dopo essersi accomodati ai tavoli, portati in Piazza per l’occasione, hanno potuto consumare a ritmo di musica e balli, grazie ai “Ya Sona e Basta”, le diverse portate della cena, unendosi loro stessi alla festa. Una serata colorita e vivace in cui hanno partecipato in tanti, dando vita a un incontro di età, lingue, culture diverse, e suscitando l’attenzione e la curiosità dei passanti.

La Rete di solidarietà popolare è nata proprio per questa ragione: singoli volontari, comitati e associazioni diverse, che restano indipendenti, ma che collaborano e cooperano insieme, dal basso, per opporsi all’odio, alla paura e all’intolleranza attraverso la solidarietà, mediante quindi la distribuzione di cibo e vestiario, organizzando l’assistenza legale, il supporto medico e psicologico, per rispondere ai bisogni di chi vive in strada o versa in situazioni economiche difficili.

Segnaliamo che le altre due cene si terranno il 12 maggio in Via Vergini nel quartiere Sanità, e il 26 maggio in Piazza San Domenico Maggiore, entrambe con inizio alle ore 19:30.

Durante la cena del 28 abbiamo rivolto le nostre domande ad Antonio Amoroso, un volontario dell’associazione Napolinsieme, che fa parte della Rete di solidarietà popolare.

Come avete organizzato la serata?

«Napolinsieme, l’associazione di cui faccio parte, circa un mese fa ha aderito alla Rete di solidarietà popolare; una rete composta da tanti gruppi che operano nel sociale nella città di Napoli, come l’ex Opg “Je so’ pazzo”, il Damm e tante altre associazioni; questa è una serata organizzata per sensibilizzare l’opinione pubblica contro la povertà, le disuguaglianze, il razzismo. Tutto è reso possibile solo grazie ai nostri sforzi, anche economici.»

Un’iniziativa simbolica e un aiuto pratico. Quale messaggio inviate alle Istituzioni?

«Posso rispondere per quanto mi riguarda, e dico, rispetto ai senzatetto, che l’Amministrazione comunale ha effettivamente agito, ma c’è tanto da fare. Questo è il messaggio che sento di lanciare, un invito a fare di più. Ai cittadini vorrei invece dire che il senzatetto è un essere umano esattamente come noi, e a chiunque potrebbe capitare di ritrovarsi in strada, magari senza l’aiuto dei cari. Un invito il mio a non guardare dall’altra parte, ma stendere una mano, dire una parola di conforto.»

L’obiettivo di Napolinsieme?

«Noi portiamo avanti e abbiamo realizzato progetti, con altre realtà territoriali, di accoglienza dei senza fissa dimora e mense popolari per persone in forte disagio. Forniamo il pasto in uscita, badiamo alla distribuzione dei beni di prima necessità; ma questo è un modo per avvicinare le persone e conoscerle, per capire se c’è la possibilità di aiutarle a trovare un tetto e un lavoro. Il nostro obiettivo, e in questo senso auspichiamo che l’Amministrazione possa assegnarci un locale grande, è quello di ospitare una parte almeno dei senzatetto. Dargli un tetto, la possibilità di fare una doccia e un pasto al mattino, cosicché possano uscire in strada come tutti noi, lavorare e svolgere una vita normale. Il nostro obiettivo è fornire a queste persone una prospettiva diversa, migliore. Al riguardo vorrei fare una critica all’Amministrazione, una critica assolutamente costruttiva: sento parlare di stazioni aperte ai senzatetto, di metrò in cui possano ripararsi quasi come fossero posti letto. Speriamo si possa fare di più.».

Dario Quattromani

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