Salute. Psicobiotica: miglioriamo il nostro umore con la dieta

TORINO – Da alcuni decenni si discute sul cosiddetto “cervello enterico o secondo cervello”, ovvero di come l’intestino condizioni il nostro metabolismo e il nostro umore. Questo asse (Gut brain axis) si è arricchito del contributo fondamentale della flora batterica intestinale (microbiota), tanto da far coniare nel 2014 il termine “Psicobiotica”, ovvero una nuova disciplina che studia l’effetto del microbioma intestinale sulle funzioni cognitive.

I batteri che manipolano il nostro comportamento e il nostro umore, alterando i segnali nervosi viaggiano attraverso il nervo vago, il più lungo dei nervi cranici che collega il sistema nervoso centrale da un lato all’epitelio intestinale, e alla flora batterica intestinale residente (MAM) dall’altro. La MAM è responsabile della produzione di vitamine e triptofano (precursore della serotonina noto antidepressivo) e dell’assorbimento dei nutrienti responsabili del buon funzionamento del nostro cervello. Riguardo questo straordinario processo biologico, abbiamo rivolto le nostre domande alla Dott.ssa Maria Letizia Primo, Psichiatra esperta in nutrizione biologica.

Quali sono gli effetti di questo processo sul nostro organismo?

«Pensiamo spesso, erroneamente, che la serotonina svolga la sua funzione solo come neurotrasmettitore cerebrale, in realtà la maggior parte è prodotta e utilizzata nell’intestino dove svolge funzioni fondamentali per la peristalsi e la digestione. Una dieta sbilanciata, ricca di grassi cis/trans, zuccheri raffinati e povera di fibre, un abuso di antibiotici e cortisone riducono le colonie batteriche sia come qualità che quantità.»

Può diventare patologica?

«In pratica questo impoverimento è alla base di un’infiammazione di basso grado, a sua volta responsabile di patologie croniche come la sindrome metabolica, i disturbi di memoria e attenzione, sintomatologia ansiosa e depressiva su base organica. In caso di trattamenti antibiotici o gastroenteriti, un’integrazione con prebiotici e probiotici ci permette di ripristinare rapidamente una buona flora batterica limitando i danni.»

Il ruolo del cibo in questo equilibrio?

«Sempre attraverso il nervo vago, i batteri influenzano i nostri gusti alimentari, spingendoci a consumare i cibi a loro graditi e che ne consentono una crescita ottimale: alcuni preferiscono i cibi grassi, altri sono più salutisti e ci spingono a consumare frutta e verdura, altri sono golosi di zuccheri, soprattutto se siamo tristi: grassi zuccheri e sale costituiscono infatti i cosiddetti “cibi di conforto”, che ricerchiamo nei momenti di difficoltà.»

Cosa si prevede per il futuro?

«Queste scoperte aprono la strada a nuove modalità di cura, che tramite la manipolazione microbica incideranno su patologie a larga diffusione sulla popolazione. Non dimentichiamo che i disturbi dell’umore impattano in modo importante su tutte le fasce di età, compresi i bimbi di pochi anni e gli adolescenti. Gli psicobiotici, cioè i probiotici in grado di influire sullo stato psichico, sono ancora molto lontani dal loro vero potenziale: attualmente studi sull’uomo hanno dimostrato che il consumo di probiotici, contenenti Lactobacillus casei, associato alla vitamina B5 può incidere sul tono dell’umore.»

Quindi possiamo migliorare il nostro carattere con una dieta?

«Certamente. Arricchiamo la nostra tavola con frutta e verdura ricca di fibre, il cibo preferito dai nostri batteri amici, con frutta a guscio e semi oleosi ricchi di minerali e vitamine; consumiamo cibi poco elaborati, conditi con buon olio di oliva biologico, preferendo le proteine vegetali a quelle animali. Vitamine, soprattutto del gruppo B e C, e minerali come il ferro sono indispensabili per produrre nel nostro cervello i neurotrasmettitori.»

I rapporti tra dieta e cervello costituiscono il vasto campo della neurogastronomia e della “Food gut brain axis”, ma questa è un’altra storia.

Clemente Cipresso

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