Salute. Le proprietà antinfiammatorie degli alimenti

NAPOLI – Da anni la ricerca scientifica discute sulle potenzialità infiammatorie del cibo di origine animale, distinguendosi dai cibi di origine vegetale che svolgono un ruolo diametralmente opposto: frutta, verdura, ortaggi, cereali integrali come il riso, legumi, erbe selvatiche e spezie, semi oleaginosi e frutta secca; e il pesce, che pur essendo di origine animale contribuisce a svolgere un ruolo protettivo rispetto all’infiammazione. Per approfondire meglio la tipologia di questi alimenti e come devono essere preparati, abbiamo rivolto le nostre domande al Dott. Salvatore Tammaro, Biologo Nutrizionista e Medico Chirurgo, che immediatamente ci segnala le proprietà più importanti: «Tra questi alimenti ricordiamo la curcumina, la quercetina, la genisteina e l’iperico dei quali è ricca la curcuma; le antocianine contenute nei frutti di bosco e nelle prugne; i precursori delle prostaglandine anti-infiammatorie come l’acido gamma-linolenico che abbonda nella borragine; i flavonoidi di cui sono ricchi frutta e verdura; gli isotiocianati molto presenti nelle crocifere; le catechine tipiche del tè verde; la vitamina E presente nei cereali integrali.»

Come devono essere preparati questi alimenti?

«In linea di massima è da preferire il consumo a crudo per frutta fresca e secca, verdura, ortaggi e semi; o comunque modalità di cottura semplici come la bollitura. Pesce al vapore. Cereali tostati o bolliti, dipende dalle necessità. In caso di malattie infiammatorie dell’intestino, come morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa per esempio, è consigliabile cuocere a lungo il riso integrale fino a ottenerne una crema che andrà passata al setaccio. Così elimineremo le fibre che sono da evitare nelle persone affette da tali patologie.»

Quando è necessaria un’alimentazione simile?

«Sempre! Una dieta antinfiammatoria consente di prevenire e in tanti casi trattare moltissime malattie, tutte accomunate dallo sviluppo di infiammazione. Parliamo di diabete, obesità, sindrome metabolica, vasculopatie, tumori e altro ancora. A seconda poi delle patologie su cui specificamente bisogna intervenire, sarà necessario elaborare un tipo di dieta che soddisfi a pieno e in modo preciso le esigenze e le necessità fisiopatologiche del paziente, esattamente allo stesso modo in cui il sarto cuce su misura il vestito che scegliamo di indossare.»

Per quali patologie può essere utilizzata?

«La dieta anti-infiammatoria si basa su alimenti che contengono sostanze protettive di ogni tipo, non solo anti-infiammatorie. Essa quindi contrasta l’infiammazione, ma anche l’ossidazione, l’obesità, le malattie metaboliche, le malattie oncologiche, i disturbi gastrointestinali come il reflusso gastro-esofageo, la sindrome del colon irritabile, le malattie del fegato e tantissime altre. Senza considerare che apporta benefici immediatamente percepibili. In genere già al primo controllo i pazienti riferiscono di sentirsi globalmente meglio, più sgonfi, più carichi al mattino, riposano meglio, regolarizzano l’intestino e acquisiscono anche un maggior benessere psicologico.»

Con questi alimenti possono essere sostituite le comuni molecole antiinfiammatorie?

«Assumere la molecola anti-infiammatoria “X” estratta da un cibo non è la stessa cosa che assumere quel cibo. Si è visto infatti che non solo può non aversi alcun beneficio, ma è addirittura possibile incorrere nell’aggravarsi di patologie presenti o nello sviluppo di nuove problematiche, specialmente se i dosaggi sono eccessivi. Per cui, fatta eccezione per casi particolari in cui l’integrazione è d’obbligo, è raccomandato assumere tali sostanze in modo del tutto naturale, cioè consumando i cibi di cui abbiamo parlato, variando e secondo quantità equilibrate».

Insomma, piuttosto che acquistare un barattolino di flavonoidi, sembrerebbero essere più indicati un paio di frutti di stagione e una ricca insalatona. Scegliamo dunque la strada più sana, che spesso è anche quella più semplice.

Clemente Cipresso

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