Psicologia. Resilienza tra mindfulness e narrazione

NAPOLI – In occasione della IX edizione della Settimana del Benessere Psicologico indetta dall’Ordine degli Psicologi della Campania, venerdì 12 ottobre il Centro Ananda, sito in Via Santa Teresa degli Scalzi, ha ospitato la conferenza “Educare alla resilienza con la narrazione e la mindfulness”.

Giunta alla IX edizione, quest’anno la Settimana del Benessere Psicologico è stata incentrata sulla “resilienza”, un termine comune a molte materie, dalla fisica alla biologia, e che in psicologia si sintetizza come “la capacità di resistere e reagire agli eventi traumatici della vita”.

L’incontro ha avuto inizio con la proiezione del video ringraziamento del Presidente dell’Ordine degli Psicologi, Antonietta Bozzaotra, che oltre a salutare i partecipanti ha focalizzato l’attenzione sull’iniziativa di questa edizione: far conoscere, non solo ai cittadini, ma nello specifico ai professionisti di diversi ambiti, i molteplici aspetti della psicologia. La dottoressa Maria Felicia Amato ha ampiamente introdotto il tema della serata, esaminando tecnicamente il termine resilienza, delineando i vari fattori che ne determinano la capacità in ciascun individuo: genetici, ambientali e sociali. Le correlazioni tra resilienza, mindfulness e narrazione sono poi state approfondite da Franco Bruno e Daniela Storti, rispettivamente istruttore di mindfulness e docente formativo. Bruno, dopo aver proposto un breve esercizio di meditazione, ha approfondito il significato di mindfulness, tradotto in italiano con “consapevolezza”, che definisce la capacità di essere presenti, momento per momento, senza valutare ciò che si sta facendo, tentando di essere il più possibile distaccati per focalizzarsi sull’attimo presente: “l’attenzione non è rivolta ai pensieri, ma al nostro modo di porci rispetto ad essi”.

Ha concluso la serata la presentazione della professoressa Storti, che ha affermato l’importanza di “pensare fuori dalla scatola, fuori dagli schemi”, per sviluppare la propria creatività, proponendo diversi esercizi creativi; ha poi analizzato l’utilità della scrittura come tecnica terapeutica, per dar sfogo ai propri pensieri e stati d’animo.

Al termine della sessione, ai nostri microfoni la professoressa Daniela Storti.

Ha provato su se stessa le tecniche proposte oggi?

«Sì. Sono partita studiando la programmazione neurolinguistica, poi ho seguito diversi laboratori di scrittura creativa: ho messo insieme ciò che ho imparato da entrambi i percorsi per far venir fuori qualcosa di mio.»

Lei insegna, ha proposto queste tecniche ai suoi alunni?

«Certo, c’è molta sperimentazione didattica in questi esercizi. I ragazzi più timidi di solito riescono a tirar fuori qualcosa di creativo; uscendo dagli schemi, superato il vincolo di una scrittura ordinaria che può inibirli, si manifestano in modo autentico. Gli esercizi creativi, invece, li ho elaborati preparando i ragazzi ai test d’ingresso per le facoltà a numero chiuso, a causa di cui c’è uno stress maggiore legato alla prestazione; allora ho iniziato a lavorare a qualcosa che li aiutasse non tanto nella preparazione, quanto da un punto di vista motivazionale. Il lavoro, però, l’ho fatto e continuo a farlo anzitutto su di me.»

Rosina Musella

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