Libri. “In fondo all’acqua” di Cristina Fayad

NAPOLI – Mercoledì 24 ottobre alle ore 18:30, presso la cascina pompeiana archivio storico della canzone napoletana, sarà presentato il libro “In fondo all’acqua” di Cristina Fayad, Europa edizioni.

L’autrice nasce e vive a Napoli, ha iniziato come attrice e cantautrice, ed è attualmente regista di teatro per la RAI, in passato anche fotografa e pittrice, insomma un’artista versatile che, attraverso la scrittura di questo testo, rappresenta una sorta di personale testamento, nel senso di un dono da lasciare, un pezzo di se stessa, perché tutti modi di raccontare la realtà e raccontarsi a sua volta, quindi anche l’incontro con la scrittura, è una specie di ritorno alle origini, una diversa forma di racconto.

Con le parole si cambia scenario e ci si trova di fronte a una narrazione “dentro e fuori di sé”, dove le parole scorrono consapevoli, lucide, a tratti sofferte. E come tutti i testi che non hanno una catalogazione precisa, è a libera interpretazione. Ma emerge forte un sentimento che accorda tutti: la passione, nel bene e nel male, intesa come spinta a esplorare tutte le cose che la vita offre, a vivere in libertà ogni attimo, anche il più impensabile.

Linguaggio sincero, diretto, senza malizia, da qui la prefazione di Adolfo Ferraro: “Scrivere un libro che sia un analisi crudele degli avvenimenti, è il pregio e la sfida di questo libro.”. Al riguardo abbiamo incontrato l’autrice Cristina Fayad per rivolgere alcune domande.

Perché una narrazione “dentro e fuori di sé”?

«E’ un libro psicologico che si affaccia all’esterno, pur restando dentro di sé. E’ strutturato come un excursus temporale che parte dalla nascita e arriva fin quasi alla morte, parlandone. Ed emergono temi, canzoni, poesie, lettere, viaggi. E’ una condivisione. Si presenta come una biografia, ma non lo è; appare un romanzo, ma non lo è; un saggio, ma non lo è; è un esperienza di vita!»

E’ sua anche la foto in copertina del libro?

«Sì, è stata scattata nel ’88 durante un viaggio in Thailandia, e rappresenta l’incontro con la scimmietta Violet. Ha un valore simbolico, la scimmietta aggrappata al bastone, in un misto di vita e libertà»

Serena Costantino
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