Nuove forme di vita nell’Oceano Pacifico
San Francisco – Il 15 dicembre 2014, il California Institute of Technology ha presentato la scoperta di nuovi organismi unicellulari all’American Geophysical Union Fall Meeting 2014.
“Continuiamo a cercare la vita e continuiamo a trovarla, e continua a sorprenderci quello di cui sembra essere capace”, questa è la dichiarazione resa alla BBC dalla Dott.ssa Elizabeth Trembath-Reichert, componente del team del California Institute of Technology che ieri, alla giornata di apertura della convention invernale 2014 dell’American Geophysical Union di San Francisco, ha presentato la scoperta di microrganismi unicellulari rinvenuti al largo della penisola giapponese Shimokita nel 2012, grazie alla Expedition 337 sulla nave Chikyu, portata avanti dall’International Ocean Discovery Program (IODP), l’organizzazione internazionale che da più di cinquanta anni opera nella ricerca di informazioni geologiche al fine di permettere lo studio sempre più profondo del nostro pianeta.
In merito alla spedizione, rinviata nel Marzo 2011 a causa del terremoto Tohoku e del successivo tsunami che colpì la costa orientale del Giappone, essa ebbe inizio il 26 luglio 2012. Al riguardo l’IODP scrive: “Queste cellule rappresentano la più profonda vita sottomarina che sia stata mai studiata attraverso la perforazione oceanica”. Gli organismi, ritrovati nel cosiddetto Hole (in italiano, foro – ndr) C0020A, ben 2446 metri sotto il fondo orientale dell’Oceano Pacifico, grazie a una particolare tecnica di trapanazione oceanica, sopravvivevano su un letto di carbone senza luce e ossigeno, cibandosi di composti di idrocarburo. Desta la preoccupazione degli scienziati il prodotto che utilizzano come scarto: essi infatti espellono metano, il quale, come ogni gas serra, trattiene le radiazioni infrarosse provenienti dalla superficie terrestre per poi riemetterle a determinate lunghezze d’onda, aggravando il noto effetto serra.
La scoperta è un nuovo passo del progresso scientifico, nel lungo percorso di conoscenza di una Natura che sfugge ai nostri occhi, rifugiandosi talvolta a più di duemila metri sotto terra.
By Miriam Lanzetta