Napoli. Non Una Di Meno: verso la mobilitazione femminile dell’8 marzo

NAPOLI – Nel pomeriggio di lunedì 23 gennaio, intorno alle ore 17:00 si è tenuto un incontro nella sede dell’Ex Asilo Filangieri, per discutere riguardo le problematiche di “genere” e pianificare la mobilitazione di donne fissata per la data dell’8 marzo.

In Via Maffei, a ridosso di Via San Gregorio Armeno, l’assemblea cittadina nata da “Non Una Di Meno Napoli”, un percorso nato dal confronto tra diverse realtà femminili e femministe sul territorio napoletano. L’esigenza di discutere e confrontarsi nella giornata di lunedì si è realizzata sulla scia delle manifestazioni e delle discussioni del 27 novembre scorso, nonché in prospettiva della manifestazione del 4 e 5 febbraio prevista a Bologna, e della mobilitazione di donne annunciata per la data dell’8 marzo 2017.

Una delle questioni emerse dall’assemblea cittadina in questione, che ha visto la partecipazione di numerose donne, rappresentanti di associazioni, di centri anti violenza, attiviste del territorio partenopeo, è stata quella che confronta la donna con l’ambito lavorativo: “Ci sono tante questioni che riguardano il lavoro, che sono poco pubblicizzate, perché la questione femminile è come se fosse una nicchia all’interno delle varie questioni che riguardano il lavoro. In realtà quella del lavoro è un questione molto ampia, che attraversa tutta la questione femminile, perché evidentemente una donna che subisce violenza, in famiglia o non in famiglia che sia, ha una possibilità di libertà, di liberazione ridotta se non ha un lavoro stabile o se non ha anche solo un lavoro”, ha detto al riguardo una rappresentante dell’USB, Unione Sindacale di Base. Un’affermazione che evidenzia l’importanza del sostegno dei sindacati, chiamati dalle donne ad appoggiare le manifestazioni femminili, tuttavia senza ottenere alcun cenno di adesione.

Nel merito, abbiamo chiesto alcuni chiarimenti a una portavoce di “Non Una Di Meno Napoli”, Milena Bernardo.

Ci descrive “Non Una Di Meno”?

«Innanzitutto questa piattaforma è un coordinamento di collettivi, soggettività, movimenti femministi per lo più, ma anche movimenti sociali e soggettività varie che si convocano una volta a settimana e in qualche modo provano a ragionare rispetto a questioni che riguardano le donne, i generi. E nello specifico ci siamo ritrovate a convocare questa assemblea cittadina per la giornata del 26 novembre, giornata di sciopero, di corteo contro la violenza di genere. Nello specifico questo coordinamento ha avuto un’impronta organizzativa rispetto a quella giornata, ha provato a costruire in città delle iniziative che parlassero di violenza di genere e dei generi e ha cercato di aggregare quante più persone possibili»

Come nasce l’idea di una mobilitazione transnazionale di donne?

«Nasce da una suggestione avvenuta all’interno dei tavoli del 27 novembre. Perché dopo la giornata del corteo sulla violenza di genere ci sono stati diversi tavoli che hanno affrontato le tematiche specifiche che per lo più riguardano le donne, ma non solo, e ci si è lasciati, dopo quella giornata, con la suggestione dello sciopero transnazionale dell’8. Un po’ sfruttando la ricorrenza dell’8 marzo, la giornata delle donne, un po’ in chiave provocatoria, per renderne per una volta il senso reale. Tanto è vero che nello specifico si parla proprio di sciopero delle donne e dei generi, proprio perché si vogliono mettere in pratica delle dinamiche di blocco reale, che riguardano il lavoro di cura a cui la donna è relegata, riguardano il lavoro dei precari, riguardano tutto il mondo lavorativo e dello sfruttamento, che chiaramente vede la donna, e soprattutto la chiave riproduttiva della donna, come questione centrale su cui riflettere»

Il vostro appello ai sindacati. Cosa chiedete?

«Evidentemente l’appoggio dei sindacati può servire per una risonanza differente, per bloccare completamente una giornata di lavoro con una giornata di sciopero. Oggi da parte dei sindacati c’è ancora un atteggiamento non troppo chiaro. Alcuni sindacati hanno aderito, quindi in qualche modo hanno bloccato quella giornata di sciopero, però noi siamo comunque intenzionate ad andare avanti nel nostro percorso. Tra l’altro il prossimo fine settimana ci sarà una due giorni di riconvocazione nazionale a Bologna, il 4 e il 5 febbraio, dove un po’ tutte le realtà di cittadine d’Italia si incontreranno, proveranno a scrivere un piano femminista e si riconvocheranno sui temi dei tavoli che si sono già tenuti il 27 novembre»

La donna è ancora sesso debole?

«Non credo che le donne siano il sesso debole chiaramente. Penso che le donne, si parla tanto di riproduzione, sono il soggetto reale che in qualche modo manda avanti una serie di meccanismi e di condizioni proprie dell’essere umano. Evidentemente, più che parlare di sesso debole, si dovrebbe parlare di soggettività in qualche modo escluse, che in qualche modo vengono escluse da dei meccanismi, per come quei meccanismi funzionano oggi. Probabilmente nelle narrazioni classiche la donna è soggetta a stereotipi, è soggetta a discriminazioni, però noi proviamo a ribaltare questi discorsi e proviamo a costruire qualcosa che sia differente».

Camilla Esposito

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