Nanotecnologia e robotica nel trattamento del Glaucoma. Intervista al Prof. Mastropasqua

CHIETI – Il glaucoma è stata definita “malattia sociale” per la sua prevalenza del 2-3% circa sulla popolazione. Seconda causa di cecità al mondo, dopo la cataratta, è anche la prima causa di cecità irreversibile dopo i 40 anni di età. Nel glaucoma la pressione intra-oculare aumenta molto lentamente nel tempo e l’occhio vi si adatta senza che si sviluppino sintomi specifici dei quali il paziente si accorga e ne venga allarmato. Perché accade e come si cura? Lo abbiamo chiesto al Prof. Leonardo Mastropasqua, Direttore del Centro di Eccellenza in Oftalmologia e Centro Nazionale di Alta Tecnologia (CNAT) Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti- Pescara.

Professore Mastropasqua ci spiega cos’è il glaucoma?

«Il glaucoma è una delle più importanti malattie dell’occhio, nella maggior parte dei casi dovuta all’aumento della pressione intraoculare (I valori normali non superano i 20-21 mmHg – ndr). Questa pressione elevata schiaccia e danneggia in modo irreversibile il nervo ottico, che è il filo elettrico che collega l’occhio al cervello e permette di vedere. La familiarità rappresenta un forte fattore di rischio aggiuntivo per lo sviluppo del glaucoma, tant’è che parenti di 1° grado di persone affette da glaucoma hanno un rischio aumentato di sviluppare la malattia da 2 a 4 volte. E’ quindi fondamentale che in presenza di casi di glaucoma in famiglia, tutti i familiari si sottopongano a una visita oculistica annuale a partire dai 40 anni di età.»

Perché si manifesta?

«L’occhio funziona come un sistema idraulico chiuso, con un ‘rubinetto’, il corpo ciliare, che produce i liquidi intra-oculari, l’umore acqueo, necessari per dare consistenza al bulbo e nutrirne i tessuti; e uno ‘scarico’, la rete trabecolare, che provvede al drenaggio di tali liquidi. In condizioni di normalità tanto umore acqueo viene prodotto e tanto ne viene eliminato: questo garantisce il mantenimento di una corretta pressione intra-oculare. Nel glaucoma s’irrigidisce e progressivamente si blocca il sistema di scarico, per cui l’umore acqueo prodotto viene eliminato solo in parte: questo conduce a un aumento progressivo della pressione intra-oculare.»

Quali sono i sintomi?

«Il glaucoma cronico semplice, la forma più comune nelle popolazioni occidentali, purtroppo non ha alcun tipo di sintomo, se non nelle fasi avanzate. Questo perché la pressione intra-oculare aumenta molto lentamente nel tempo e l’occhio vi si adatta senza che si sviluppino sintomi specifici dei quali il paziente si accorga e ne venga allarmato. Per tale motivo il glaucoma viene etichettato come “il ladro silenzioso della vista”. Solo nelle fasi avanzate della malattia, quando il nervo ottico è gravemente danneggiato, compaiono sintomi dovuti al restringimento del campo visivo: difficoltà nella guida in strada con maggior probabilità di incidenti e/o investimento di pedoni, maggiore probabilità di urti e cadute, difficoltà nella lettura, visione ‘a cannocchiale’ nelle fasi terminali. Purtroppo il 20% dei pazienti con glaucoma va incontro a cecità monoculare nell’arco di 20 anni, e il 10% a cecità assoluta.»

Come si cura?

«Il glaucoma è una malattia curabile, ma non guaribile. Il danno del nervo ottico che si è determinato non può essere recuperato in nessun modo. Il glaucoma si cura riducendo la pressione intra-oculare al fine di rallentare la perdita delle fibre nervose del nervo ottico. La pressione può essere abbassata con i farmaci, somministrati in collirio, quotidianamente, e per tutta la vita; con diverse tipologie di laser o con la chirurgia nei casi non più controllabili altrimenti. Oggi abbiamo a disposizione numerosi farmaci, tutti molto efficaci nel ridurre la pressione dell’occhio e altrettanto sicuri, in grado di controllare la malattia in maniera soddisfacente nella maggior parte dei casi. Il trattamento laser invece crea dei piccoli fori nel sistema di scarico dei liquidi, consentendo a tali liquidi di defluire meglio. In genere il laser è riservato a chi è intollerante ai colliri, o come fase interlocutoria prima di procedere all’intervento chirurgico. Esistono numerose tecniche chirurgiche per il glaucoma, tutte quante finalizzate a creare una via artificiale che consente all’umor acqueo di essere eliminato dall’interno verso l’esterno dell’occhio: un vero e proprio by-pass che supera il sistema di scarico naturale non più funzionante. Un paziente operato spesso non ha più bisogno di colliri per ridurre la pressione oculare, ma è importante sottolineare che dovrà proseguire i controlli come prima di operarsi, per verificare la funzionalità del by-pass.»

Scenari futuri del trattamento?

«Sono orientati alla ricerca di nuove categorie di farmaci per la riduzione della pressione dell’occhio, e alla validazione di nuove e sofisticate tecniche chirurgiche. Oggi infatti, accanto alle tecniche tradizionali, che rimangono sempre valide ed efficaci, la chirurgia del glaucoma inizia ad avvalersi della nanotecnologia e della robotica. Mediante la chirurgia nanotecnologica s’impiantano dispositivi valvolari microscopici in titanio, acciaio inossidabile e persino oro, che consentono risultati soddisfacenti in termini di riduzione pressoria, garantendo una maggiore sicurezza per il paziente e un decorso post-operatorio meno impegnativo. La chirurgia robotica rappresenta il vero passo in avanti poiché consente di effettuare le procedure con grandissima precisione, alta riproducibilità, e con un elevato profilo di sicurezza per il paziente. Questo perché la mano del chirurgo è affiancata da un sistema a controllo robotizzato. Il laser a femtosecondi è il sistema robotizzato di cui ci si avvarrà nel prossimo futuro per la chirurgia del glaucoma: tale laser ci consentirà di creare mediante un “bisturi luce” microscopici canalini artificiali nello spessore della sclera, la parte bianca del bulbo oculare, in grado di far scaricare l’umore acqueo verso l’esterno. Infine, nei glaucomi cosiddetti refrattari, ovvero intrattabili con le tecniche chirurgiche tradizionali, già oggi possiamo utilizzare un sistema innovativo, in grado di bruciare con l’applicazione di ultrasuoni ad alta intensità in maniera computerizzata e automatizzata i corpi ciliari, ovvero il ‘rubinetto’ che riversa nel bulbo oculare i liquidi (Ciclo Coagulazione Circolare ad ultrasuoni: UC3 – ndr).»

Clemente Cipresso

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