Musica. Tammorre per le donne

NAPOLI – Lunedì 11 marzo il Centro MaMu di Piscinola è stato teatro dell’evento musicale “Donna per-donare”, offrendo al pubblico una performance musicale a cura di Barbara Lombardi e alcune studentesse del suo corso di tammorra.

Gli eventi di marzo donna, mese che il MaMu dedica al femminile, sono iniziati lunedì 11 marzo con il gruppo di tammorra “Tambù” guidato da Barbara Lombardi.
Giulia Biancardi, fondatrice del Centro MaMu, ha aperto la serata presentando il centro e il lavoro che svolge sul territorio, attraverso eventi e corsi legati dal fil rouge della musicarterapia, del crescere e stare bene. La parola è passata poi alla Lombardi, che nel corso dell’esibizione del brano “Femmena” ha specificato “Io non odio gli uomini, ma ho scritto questo pezzo pensando a ‘cierti uommene’”. Al termine dell’esibizione, a grande richiesta del pubblico il bis dei brani e alcuni scatti di gruppo per ricordare la serata.

I nostri microfoni hanno raggiunto Barbara Lombardi per porle alcune domande.

Come si definirebbe?
«Una volta mi hanno definito “cantantessa”, a metà tra cantante e poetessa. Mi piace questa definizione, mi fa sentire una sorta di cantastorie.»

Come si è avvicinata al tamburo?
«Nasco come guarattellara (burattinaia, ndr), allieva di Salvatore Gatto, uno dei più grandi burattinai a Napoli. Mi affascinò la maschera di Pulcinella e mi colpì, particolarmente l’incontro tra Pulcinella e Capa ‘e Pruvulone, che rappresenta la morte; un episodio che fa comprendere che in realtà non si muore mai.  Così ho elaborato la morte di mio padre. Il mio maestro, prima di entrare nel teatrino, cantava una serenata a Pulcinella, accompagnandosi con la chitarra. Quando ho iniziato a fare spettacoli di guarattelle non avevo nessuno strumento. Poi nella mia vita è arrivata la tammorra, che tutt’ora amo, anche se sono molto affascinata dal tamburo muto, cioè la tammorra senza cembali.»

Ci parli dei brani che avete eseguito stasera.
«“Sona tamburo” parla del tamburo, infatti c’è una parte che dice “Nun vo’ essere appeso, nemmeno abbandunato. Te chiamma e dice “ancora, suoname ‘mmiezo a gente”” in cui è il tamburo stesso a parlare. Uno strumento che piace a tanti, ma talvolta è tenuto in casa come soprammobile, però così si rovina: è soggetto all’umidità, trasuda come la nostra pelle. Il tamburo ha un’eco che è il battito del cuore, del mondo. “Femmena” l’ho scritto nel 2017, tutte noi donne siamo un po’ regine è un po’ streghe, ma siamo collegate alla natura. Nel testo poi dico “femmena antica, lava ca’ scenne”: la lava è il nostro mestruo, ciò che ci permette di dare la vita. Eppure, nonostante la donna dia la vita, è ‘male trattata’. Ogni volta che faccio uno spettacolo porto sempre una rosa, perché per me la donna è un fiore e dovrebbe essere trattata come tale. È un messaggio forte, che voglio dare soprattutto agli uomini.»

Perché “Donna Per-donare”?
«Per-donare perché la donna dona e perdona. Chi perdona fa un dono a sé stessi, quando stiamo male non perdoniamo gli altri, ma stiamo male perché in realtà non stiamo perdonando noi.»

Rosina Musella

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