Musica. Artisti emergenti: arriva “Perceptions”, il primo disco di Zärat

NAPOLI – Uscirà nel mese di dicembre, con il titolo “Perceptions”, e coronerà l’intenso percorso cantautoriale di Marco Abete, 20enne del quartiere napoletano del Vomero, che ha scelto Zärat come nome d’arte. L’artista, che si affaccia al panorama musicale italiano puntando sulla musica autoprodotta, ha impostato il disco come una raccolta di pezzi intervallati da cover di brani famosi, riarrangiati in chiave elettronica e acustica. Tra i suoi artisti preferiti: Jeff Buckley, Evanescence, Bjork e Yavanna, gruppo emerso dal talent musicale televisivo “X Factor” nel 2009. Ad accompagnarlo in questo progetto è Giulio Canosa, in arte Sithron, originario di Pietrapertosa, un paese in provincia di Potenza che conta poco più di mille abitanti.

Come molti ragazzi che coltivano il sogno di fare della musica la propria strada di vita, Marco Abete ha avuto modo di fare tanta gavetta sui palchi di tante manifestazioni canore. Tra le sue ultime esperienze troviamo un’esibizione del 28 settembre scorso, durante l’evento “Non SOLO Cantautori” di Valerio Rutolo, durante il quale ha condiviso lo spazio scenico con artisti del calibro di Fabio Ianniello, Livio Livrea, Diatriba, Nuova Ingegneria musicale e Gli Editti. In un contesto produttivo come quello italiano, sembra tuttavia esserci poco spazio per i giovani, che spesso si esibiscono senza percepire alcun compenso da parte dei proprietari dei locali di intrattenimento, che si dichiarano disponibili a ospitarli sull’ondata di uno scambio di visibilità reciproca, che sembra ripagare anche gli artisti, giacché l’obiettivo ultimo è proprio diffondere il più possibile il loro lavoro discografico. In ogni caso è davvero minimo lo spazio dedicato ai cantautori: «i locali, in questi tempi di crisi economica, non vogliono investire su progetti nuovi, ma su tribute band» osserva Marco Abete.

L’ambiente musicale napoletano sembra invece più aperto, pur con i suoi limiti e le contraddizioni, a nuove possibilità di interpretare la musica, ma non differisce molto dal contesto italiano considerato musicalmente impreparato, in quanto, come aggiunge Giulio Canosa: «le opportunità per i giovani artisti sono abbastanza limitate, soprattutto per chi ha un progetto nuovo e particolare e vuole davvero esprimere la sua arte, senza accettare nessun tipo di compromesso». Al riguardo, con i due musicisti abbiamo approfondito l’argomento, offrendo loro un po’ del nostro spazio.

Come state vivendo l’attesa per l’uscita del vostro primo disco?

Zärat: «La fase creativa è stata ricca di ispirazione e di molteplici fonti; le cose si sono un po’ complicate al momento della registrazione e della produzione, ma dopo un primo momento di difficoltà tutto è filato liscio come l’olio, e in un anno, grazie anche all’aiuto di Sithron, sia dal punto di vista musicale che umano, questo lavoro è stato terminato!»

Sithron: «Premetto che prima di questo progetto non avevo mai lavorato nel campo della musica. Inizialmente ho vissuto questa cosa come se fosse un gioco, per tutte le incertezze che ancora c’erano sul progetto. Nella fase produttiva, durante le registrazioni e durante la creazione dei pezzi, ho vissuto tutto come una prova per me stesso, non avendo mai suonato prima qualcosa destinato al pubblico.»

Il disco potrebbe rappresentare un trampolino di lancio per la vostra carriera. Qual è il suo punto di forza?

Zärat: «Mi piace definirlo uno strumento fresco per cercare risposte, uno strumento fatto di percezioni e quindi assolutamente soggettivo. L’elettronica, sound principale del disco, la fa da padrona come strumento di rappresentazione delle percezioni. Il punto di forza è quello di essere un lavoro bilanciato, soprattutto perché contiene brani di più periodi della mia vita, i più significativi, scritti tra i 15 e i 19 anni, il che rende tutto variegato.»

Sithron: «La costanza. Il lavoro di ogni notte per un anno intero! Al contempo sono cresciuto io assieme all’album; assieme a esso io divenivo più forte e maturo. Il disco di Marco è un viaggio risolutivo, una ricerca personale che analizza tutti quelli che possono essere i momenti di ‘blocco’ della nostra vita, fino al raggiungimento di una delle tante soluzioni che la vita stessa ha da offrirci: insicurezza, perdita dell’autostima, superamento di una perdita o di un dolore, il cambiamento.»

Nel disco sono presenti brani in collaborazione con altri artisti?

Zärat: «Ci sono due featuring (Collaborazioni musicali – ndr): “In the middle”, in collaborazione con Anita Racca delle Yavanna, direttamente da X Factor 2009. E il brano “My own way”, con la mia carissima amica Marialaura Stanzione, che ha prestato la sua angelica voce per un duetto. Ma c’è anche “Enjoy the Change”, che non è una featuring: ci tengo a nominare questo brano perché la mia voce viene accompagnata dal sassofono di Marco Sica, un musicista che stimo moltissimo.»

By Zaira Magro

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