Madagascar. La peste è arrivata nella capitale

ANTANANARIVO – Non è un gran bel momento per il continente africano, non lo è mai stato, ma ciò che sta accadendo in questo periodo con l’epidemia di Ebola e tanti altri problemi sociali dimostra che al peggio non c’è mai fine. Il Madagascar, lo Stato insulare situato nell’oceano Indiano, al largo della costa orientale africana, vive in questi giorni il timore di un’epidemia di peste bubbonica incontrollabile, che ha già provocato 47 vittime dall’inizio dell’anno, nonostante l’uso degli antibiotici. La peste è ormai giunta nella Capitale della quarta isola più grande del mondo, Antananarivo, così l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha deciso di innalzare il livello di allarme e di conseguenza lo hanno fatto anche le Autorità locali.

La peste bubbonica, ormai endemica nelle campagne del Madagascar, negli ultimi mesi ha causato un incremento dei contagi e dei decessi: 138 casi di infezione dall’inizio dell’anno, dei quali 47 malati sono deceduti. L’ultima vittima è stata una giovane donna, morta lo scorso 11 novembre in una bidonville della Capitale, abitata da oltre due milioni di abitanti, giustificato dunque l’allarme dell’OMS.

La peste può essere trasmessa all’uomo attraverso la puntura delle pulci dei ratti o tramite il morso dei ratti stessi o altri roditori portatori dell’infezione. Ma anche la pulce dell’uomo e i pidocchi, in forma minore, consentono la trasmissione della malattia da uomo a uomo: il periodo di incubazione varia tra i 2 e i 12 giorni, l’infezione si presenta con febbre alta, cefalea, grave debolezza, disturbi del sonno, nausea, fotosensibilità, dolore alle estremità, vomito e delirio. Durante la malattia si formano pustole nelle zone del corpo punte dalla pulce infetta, generalmente l’inguine e la zona ascellare, che gonfiandosi a causa dell’infiammazione si trasformano in bubboni. Nei casi più gravi sopraggiunge la morte per il propagarsi dell’infezione all’interno del corpo, provocando necrosi, complicazioni renali, emorragie interne e insufficienza cardiocircolatoria. Nei casi più lievi invece la febbre cessa dopo circa due settimane, quando i bubboni si sgonfiano del pus, lasciando il posto a profonde cicatrici.

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