Egitto. Festa per il raddoppio del Canale di Suez, ma taciute le morti in cantiere

SUEZ – Tempi record hanno caratterizzato la realizzazione dei lavori di ampliamento del Canale di Suez in Egitto, la cui cerimonia di apertura si è tenuta lo scorso 6 agosto nella piena soddisfazione di investitori e istituzioni nazionali e internazionali. Ma chi ha reso veramente possibile quest’inaugurazione record? E a quale prezzo? Le condizioni dei lavoratori nei cantieri del Canale sono un dato che è stato consapevolmente omesso. Infatti secondo il Ministro della Salute egiziano, come riporta il quotidiano di stato Al Ahram, durante i lavori per la realizzazione della nuova struttura, ovvero tra l’agosto 2014 e l’agosto 2015, sono morti ben 10 operai e 145 sono rimasti feriti. Nel progetto erano coinvolti circa 44 mila lavoratori, tra operai, ingegneri militari, macchinisti, tecnici ed impiegati.

Alla grande manifestazione che celebrava il completamento dell’opera non sono stati commemorati, né menzionati, coloro che nell’atto di svolgere il proprio lavoro hanno reso possibile la tempestiva apertura del Canale raddoppiato e rinnovato. Un portavoce del Ministro della Salute, Hossam Abdel Ghaffar, ha dichiarato in un’intervista al media indipendente egiziano Mada Masr che dei 10 morti sul cantiere, 5 hanno perso la vita per cause naturali, come condizioni di salute precarie antecedenti all’inizio dell’impiego in cantiere, mentre altri 5 sono rimasi coinvolti in incidenti sul lavoro. Inoltre 103 operai si sono sentiti male per i colpi di sole, mentre 41 sono rimasti vittime di punture di scorpioni velenosi. I lavoratori avevano precedentemente esposto le problematiche riscontrate sul luogo, in particolar modo avevano riferito di condizioni climatiche asfissianti e della presenza di serpenti e scorpioni velenosi, ma a quanto pare le loro comunicazioni non hanno trovato riscontro.

Altro dato portato alla luce in questi giorni sono le impari condizioni a cui sono stati soggetti i lavoratori: per i professionisti e gli impiegati a tempo pieno della SCA, la Suez Canal Authority, sono stati elargiti stipendi cospicui di migliaia di lire egiziane mensili, oltre a bonus e incentivi; gli addetti ai lavori con contratto a tempo parziale hanno subito invece un trattamento meno favorevole, con paghe basse, orari strampalati e condizioni estenuanti. Secondo Seoud Omar, impiegato della SCA, i contratti part time sarebbero stati stipulati da aziende internazionali come le olandesi Royal Boskalis Westminster e Van Oord; la Jan de Nul Group e la Deme Group con sede in Belgio; e la Great Lakes Dredge statunitense. Omar ha rivelato anche scabrosi particolari sulle condizioni di lavoro imposte dai contratti con enti internazionali, come l’impossibilità per gli operai di accedere ad acqua corrente e ai bagni, e all’obbligo di dormire all’aperto.

By Margherita Sarno

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