Economia. In “Lancetta” verso il futuro del design

NAPOLI – Lucia Carlomagno, giovane designer napoletana, ci racconta la sua esperienza al Fuorisalone di Milano, dove si è svolto il Salone del Mobile dal 17 al 22 aprile. La designer è stata premiata per il progetto della vasca da bagno “la Lancetta” al noto “Cristalplant Design Contest”, il concorso internazionale giunto alla sua X edizione, sbaragliando la concorrenza di oltre 500 progetti. Questo traguardo premia il lavoro svolto in questi anni da Lucia Carlomagno, che insieme alla collega e amica Serena Di Nocera ha avviato “Lhabi”, un laboratorio per promuovere l’arte e la creatività made in Italy.

Lucia, ci racconta il suo percorso professionale?

«Ho iniziato a studiare design ad Aversa (Comune della Campania, in provincia di Caserta – ndr), laureandomi in triennale al corso di Disegno industriale e ho poi proseguito come Interior design presso il Politecnico di Milano. Al termine degli studi ho collaborato con diversi studi di design e architettura. Nel frattempo, volendo portare avanti le mie idee nella ricerca di uno stile unico, ho cominciato a sviluppare i miei progetti nell’abito del design di interni, riuscendo anche a far realizzare alcuni pezzi commissionati ad aziende e artigiani. Quest’anno mi sono sentita pronta a partecipare con il mio progetto “la Lancetta”, perché credo che il settore dell’arredo bagno sia quello che dia più spazio alla creatività e all’ingegno, dove le aziende di settore sono molto in fermento.»

Cosa le ha lasciato l’esperienza del Fuorisalone?

«Le aziende che mi hanno premiata in questo contesto sono due: la Falper, che metterà in produzione nel suo catalogo la mia vasca da bagno; e la Cristalplant, che è produttrice dell’omonimo materiale innovativo a base di resine naturali, utilizzato per la creazione. Un prodotto di design si deve avvalere di materiali di qualità senza eccessi e con linee semplici che denotino un’icona. Vedere quindi il successo di una mia esposizione nel cuore di Brera, storico quartiere di Milano, è stato davvero entusiasmante. Il mio motto è “less is more”. Significa che se si riesce a dare tanto con poco si crea un prodotto con un concetto davvero forte. Alla cerimonia di premiazione del 18 aprile non erano presenti solo esperti del settore, infatti ciò che più mi ha colpita sono stati i commenti di accoglienza di persone estranee al mondo del design. Credo che questo significhi buon design, perché arriva a tutti.»

Tutto questo si sviluppa in una nuova cornice professionale?

«Sì, perché ho avviato da due anni un progetto con la mia collega Serena Di Nocera, architetto specializzato d’interni. La passione per il design è tale da avermi spinto a creare e portare avanti “Lhabi”, un laboratorio di design e architettura d’interni dove disegniamo prodotti di design, cercando di dare uno stile forte dal punto di vista della forma, ma anche nella scelta dei materiali, e allo stesso tempo ci occupiamo anche di ristrutturazioni. L’intento è quello di progettare uno spazio interno dove ogni singolo elemento sia curato ad hoc per quello spazio: tailor-made, cioè fatto su misura. Ogni spazio che progettiamo ha un suo stile e in questa esperienza ci avvaliamo della collaborazione di artigiani per la realizzazione dei pezzi. L’idea è quella di farla diventare un’attività a tutti gli effetti, cercando di emergere in un settore sempre più competitivo. Il nostro motto è sempre lo stesso: creare con poco forme semplici e senza sprechi.»

Dunque eco-sostenibile?

«È un concetto che mi porto dietro dai primi anni di università. È legato alla mia terra. Il popolo napoletano infatti ha la strabiliante abilità di ingegnarsi con poco: quando studiavo in Campania ho imparato a fare tesoro dei materiali utilizzati, gentilmente concessi dall’Ateneo, e talvolta scarseggianti. In questo contesto ci hanno insegnato a formarci da autodidatta. Questa è stata la mia prima educazione verso il design. Da qui ho sviluppato il concetto. Per me non si tratta di semplice utilizzo di linee rigorose e minimaliste, ma della ricerca di una forma, anche sinuosa, definita da linee pulite ed essenziali, oltre che dall’assenza di sprechi di materiale. Napoli però è protagonista anche per un altro aspetto, legato al nome della vasca da bagno: l’ho chiamata “la Lancetta” perché la sua forma si rifà alle memorie della mia infanzia. La lancia infatti è una tipica imbarcazione in legno, caratterizzata dalla tipica forma allungata.»

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