Autismo. “Noi possiamo” giocare a calcio

NAPOLI – “Noi possiamo” Onlus è un’associazione le cui attività, come il calcio, laboratori di cucina e ricreative, sono gestite e organizzate da professionisti e genitori di figli affetti da disturbo autistico. Il presidente dell’associazione è Antonio Culicelli, operatore socio sanitario, che insieme ad altri quattro professionisti del settore e volontari ogni giorno mettono a disposizione il loro tempo e la loro professionalità riscontrando nei ragazzi innanzitutto la realizzazione di un sogno, in questo caso quello di giocare a calcio, ma anche notevoli miglioramenti psico-fisici in riferimento alla patologia di cui sono affetti.

“Noi possiamo Onlus” adotta un metodo sensoriale calcistico, un tipo di allenamento visio-neuro-motorio e integrazione sensoriale nella performance calcistica. Il processo presuppone che l’occhio vede, il cervello codifica e di conseguenza il corpo si muove. Una tecnica neurofisiologica di integrazione sensoriale che si innesca durante l’attività calcistica e in genere nello sport. Il fattore più rilevante di quest’iniziativa, ascoltando anche i feedback dei genitori, degli allenatori e soprattutto dei ragazzi, è che non si tratta di traguardi soltanto sportivi, ma soprattutto del superamento di limiti che spesso sembrano invalicabili.

I bambini e ragazzi affetti da autismo hanno una sindrome complessa che va a colpire in particolar modo il cervello, alterandone le abilità relazionali e la sua capacità di comunicare, che ne limita di conseguenza l’indipendenza anche in maggiore età. Lo sport stesso può diventare per loro una leva di inclusione sociale e di educazione all’autonomia. Nel merito, la scuola calcio maschile e femminile FunTeam, di Casoria, Comune nell’area metropolitana di Napoli, è la struttura che si è proposta di sostenere quest’iniziativa e a quanto pare sembra sia unica nel suo genere a ospitare questo tipo di attività, fornendo anche attrezzature all’avanguardia per accogliere e sostenere le attività dei piccoli atleti.

Al riguardo abbiamo rivolto le nostre domande al Presidente dell’associazione “Noi possiamo”, Antonio Culicelli.

Come ha avuto inizio questo progetto?

«Io sono un ex calciatore e per me lo sport è vita. L’inclusione sul campo di calcio è iniziato tra il 2013-2014 con mio figlio Carlo, un bambino di 5 anni autistico. Desideravo che mio figlio imparasse a giocare a calcio per condividere con lui non solo le negatività di questa sindrome, ma anche le passioni. Io e mia moglie ci mettemmo in cammino in cerca di un posto dove fargli svolgere un’attività sportiva o quanto meno qualche struttura che lo accogliesse senza avvilirsi. Dopo qualche mese trovammo un campo da calcio disponibile alle attività, così iniziammo un lungo percorso verso il nostro obiettivo. I primi tempi, a dir la verità, è stato davvero straziante: mio figlio lavorava sull’autonomia, era la prima volta che Carlo faceva esercizi su un vero campo da calcio. E’ stata un’esperienza indescrivibile, man mano che trascorrevano i mesi mio figlio iniziò a memorizzare i passaggi, oggi a 3 anni di distanza Carlo porta il pallone ed esegue gli esercizi in gruppo, interagendo con i compagni di squadra.»

Qual è il prossimo obiettivo dell’associazione?

«Adesso fanno parte dell’associazione, grazie ai genitori che hanno creduto nel potenziale dei loro figli, dieci ragazzi dai 4 ai 30 anni, che si incontrano per ora solo una volta a settimana, ma il nostro obiettivo è di riuscire ad avere una struttura dedicata a questi ragazzi, che attualmente nella nostra città manca. Il messaggio che vogliamo trasmettere è che lo sport non è solo un divertimento, ma è anche integrazione per i ragazzi e per le famiglie. Noi genitori, e non solo, abbiamo il dovere di trattare i ragazzi autistici come ragazzi normali, anche se sono speciali, per noi e per la società.»

Mery Esposito

Comments

  1. Un fantastico genitore che invece di lamentarsi inutilmente si è rimboccate le maniche e ha realizzato un sogno che remderà sempre più autonomo il suo bambino.
    Bravo Antonio!

    Sergio Martone

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