Attivismo. Alex Saab, un diplomatico in attesa di giustizia

WASHINGTON – Di Alex Saab abbiamo già scritto in passato, proprio qui, ma è bene ricordare, a distanza di ormai 1100 giorni di detenzione illegale, la sua storia: Alex Saab è un diplomatico, Inviato Speciale del Venezuela, con responsabilità di cercare e negoziare le risorse umanitarie necessarie per far fronte al blocco economico subito dal Paese, a causa delle misure coercitive unilaterali e illegali imposte dagli Stati Uniti, definite illegali anche dalle Nazioni Unite.

Dal 12 giugno 2020, mentre era in missione a Capo Verde per fornire cibo, medicine e carburante al Venezuela, nel bel mezzo della pandemia di COVID-19, viene arrestato in violazione della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche. Durante la sua permanenza a Capo Verde gli sono state impedite anche le visite consolari.

L’arbitrarietà di tale detenzione ha fatto sì che la Corte costituzionale di Capo Verde, evidentemente sotto pressione statunitense, visto che il Paese non ha accordi di estradizione con Washington, decretasse la sua estradizione negli USA il 7 settembre 2021, che è stata consumata il 16 ottobre successivo. Né l’ambasciatore venezuelano a Capo Verde né la stessa difesa del diplomatico sono stati avvisati di ciò.

Intanto la salute di Saab si è deteriorata in carcere, a causa di un cancro allo stomaco e il diabete.

Il Movimento “Free Alex Saab” ha intensificato le denunce di violazione dei diritti umani, ma gli Stati Uniti ignorano l’immunità diplomatica di Alex Saab, violando obblighi legali internazionali e praticando il “Lawfare”, ovvero ‘utilizzare’ strumenti di diritto internazionale per accerchiare e rovesciare i governi.

Questa illegalità e impunità continua, già subita da tanti Paesi non ‘allineati’ agli interessi USA, rappresenta senza dubbio una minaccia per le altre nazioni, per la diplomazia internazionale e per la pace mondiale

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