Arcigay Napoli. Il rapporto annuale sull’omo-transfobia

NAPOLI – Arcigay Napoli ha pubblicato il rapporto annuale sull’omo-transfobia, dati che registrano un incremento del fenomeno soprattutto nel capoluogo campano. Una maggiore presa di consapevolezza per la comunità LGBT secondo l’associazione, grazie alle corrette politiche di inclusione promosse da associazioni e Amministrazione delle città.

E’ comparso ieri sul sito di Arcigay Napoli il rapporto annuale sull’omotransfobia, realizzato da Massimo Bisaglio per il Ministero delle Politiche Sociali. Dall’elenco diffuso da Arcigay appare subito evidente l’incremento dei casi di omotransfobia a Napoli nel triennio tra il 2012 e il 2015. Episodi di omofobia nel Sud hanno fatto registrare 16 vittime nel 2013, 22 nel 2014 e 35 nel 2015. MA IL FENOMENO APPARE PREOCCUPANTE SOPRATTUTTO A NAPOLI: NEL 2013 ERA EMERSO UN SOLO CASO DI OMOFOBIA, PASSANDO A 5 VITTIME NEL 2014, PER ARRIVARE A 12 NEL 2015, RAGGIUNGENDO dunque I NUMERI DI ROMA CHE SEMBRAVA la protagonista nazionale DEL FENOMENO.

Che Napoli si sia improvvisamente scoperta omofoba? No, Arcigay sottolinea che quello che sta avvenendo è semplicemente una maggiore presa di consapevolezza da parte della comunità LGBT, dal momento che avere registrato questi dati significa poter far riscontro alle denunce, crescenti nel numero, di questi ultimi anni. La spiegazione di Arcigay Napoli deriva soprattutto dalla buona riuscita delle politiche adottate nel capoluogo campano dalle associazioni LGBT del territorio e dai provvedimenti voluti e sostenuti dall’Amministrazione del Sindaco Luigi De Magistris. Non dimentichiamo infatti che Napoli è stata una tra le prime grandi città italiane ad aver avuto un registro delle unioni civili; ad aver trascritto il matrimonio contratto all’estero da due persone dello stesso sesso: l’atto di nascita di Ruben, figlio di due mamme, delle quali una napoletana; e ad aver avviato il progetto Napoli DiverCity. Insomma, sarebbe stato questo clima partenopeo più favorevole e inclusivo a facilitare la presa di consapevolezza delle persone LGBT, che si espongono sempre di più per la tutela dei loro diritti e per denunciare violenze di stampo omo-transfobico.

Il prossimo passo necessario, quello auspicato da Arcigay e da tutte le associazioni LGBT, è una legge specifica contro l’omotransfobia, il cui testo è bloccato in Senato soprattutto a causa dell’ostruzionismo del Nuovo Centro Destra.

Ovviamente, se da un lato si guarda con soddisfazione alle numerose prove di coraggio e consapevolezza di chi denuncia questi episodi, dall’altra si è pronti, a malincuore, a riconoscere che quelli denunciati siano ancora una piccola parte dei casi di violenza omo-transfobica. Si pensi al bullismo omo-transfobico nelle scuole, che il più delle volte non si denuncia nè si risolve ricorrendo alla querela, causa assenza di ‘cultura di Genere’ tra i giovani.

Camilla Esposito

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