Un ‘venerdì nero’ per l’economia americana

HOLLYWOOD – “Nessuna Giustizia, nessun profitto”, questa è la traduzione del tam tam della campagna online “No Justice, No Profit”, esplosa nei social network di tutto il mondo su iniziativa di un movimento di attivisti, sostenuti da molte star di Hollywood. Il fine è semplice: boicottare il “Black Friday”, il venerdì nero, la giornata dei saldi che apre il periodo delle vendite natalizie (Negli Stati Uniti d’America è il giorno successivo a quello del ringraziamento, che è il quarto giovedì di novembre, per cui è sempre un venerdì – ndr).

La protesta è nata contro la decisione del Sistema giudiziario penale americano di non incriminare un poliziotto bianco di Ferguson, Darren Wilson, per l’uccisione di un adolescente nero disarmato, Michael Brown. Secondo gli attivisti infatti, dietro questa decisione ci sarebbe un problema razziale diffuso: “Stiamo chiedendo a tutti di non partecipare agli acquisti natalizi per l’intero weekend. Non si deve generare profitto mentre il nostro popolo viene ucciso“, chiarisce un membro del “New Black Panther Party”, Dacia Polk. Il ragionamento è semplice ed efficace, il boicottaggio è un modo per collegare il potere della Borsa con i Diritti civili che riguardano la segregazione, il voto e la pari diginità: se l’economia americana verrà ‘turbata’, le forze dell’ordine dovranno necessariamente prestare attenzione al loro caso. Il “Venerdì nero” infatti genera un giro di affari in America di circa 59,1 miliardi di dollari, in un solo fine settimana.

Intanto le proteste a Ferguson e in altre città americane come Boston, Dallas, New York e Atlanta hanno già causato molti danni e al momento risultano arrestati più di 400 manifestanti. Gli hashtag per seguire il boicottaggio dell’economia americana sono: #BlackoutBlackFriday; #notonedime, neanche un centesimo; e #boycottBlackfriday.

 

 

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