Teatro amatoriale all’Augusteo: dal 6 luglio si comincia a ‘sognare’

NAPOLI – Il capoluogo partenopeo ospiterà dal 6 al 20 luglio la VI edizione della rassegna di teatro amatoriale, una manifestazione fortemente voluta dal Cav. Francesco Caccavale e organizzata da Albachiara Ammendola Caccavale, che si svolgerà interamente allo storico Teatro Augusteo, una delle maggiori istituzioni culturali italiane.

La Rassegna (In foto il cartellone ufficiale – ndr), che ha già colto notevole successo in tutte le precedenti edizioni, continua il suo percorso nella sala dell’Augusteo, al fresco dell’aria condizionata e nel pieno centro cittadino. Il progetto teatrale è destinato alle compagnie amatoriali, ai tanti artisti che lavorano nel settore, per offrire loro l’opportunità di essere individuati e selezionati per reali meriti e quindi aiutati a effettuare il salto di qualità tanto sognato: da dilettanti a professionisti.

Quest’anno saranno consegnati i seguenti premi: alle compagnie finaliste la targa in riconoscimento della selezione e della partecipazione. Alle compagnie semifinaliste un attestato di merito. Tre compagnie invece, una per ogni categoria di base: per il teatro in lingua, per il teatro napoletano e per il musical, riceveranno il primo premio della categoria, ma la giuria potrà anche individuare singoli elementi, attori, attrici, ballerini che, pur inclusi in una compagnia che non otterrà riconoscimenti, emergeranno per bravura, venendo designati per un futuro professionistico. Tra i tre vincitori infine, a insindacabile giudizio del direttore artistico Cav. Francesco Caccavale, ne verrà scelto uno, il cui spettacolo sarà inserito nella programmazione del Teatro Augusteo, fuori abbonamento per la stagione teatrale dell’anno successivo, ma sarà offerto in forma gratuita agli abbonati.

Senza ombra di dubbio questo interessante progetto è la più grande opportunità rivolta ai protagonisti del teatro amatoriale italiano, un trampolino di lancio verso il professionismo. Al riguardo, abbiamo rivolto le nostre domande ad Albachiara Ammendola Caccavale, organizzatrice dell’evento.

Teatro amatoriale. Lei ha assistito a tantissime opere, cosa consiglia a un regista che si affaccia oggi al teatro?

«Io vedo che il pubblico non segue più volentieri il teatro classico di prosa. È abituato al telecomando! Secondo me occorre trovare modi per farlo ridere, ma in maniera intelligente e soprattutto mai scadendo nel cattivo gusto e nella volgarità, a cui da un po’ di tempo il pubblico sembra essersi abituato.»

I giovani e la recitazione. In quanti riescono a emergere?

«Con la penuria di produzioni che c’è, emergere è sempre più difficile. Bisogna umilmente cominciare da ‘sotto zero’, e avere fortuna, come sempre nella vita. Le compagnie amatoriali sono moltissime, ma molte non sanno neanche che cos’è il teatro. Purtroppo ne selezioniamo tante da escludere.»

La Rassegna è una grande opportunità per tutte le figure artistiche teatrali. Ma in Campania si fa abbastanza per questa attività?

«La Campania ha una grande cultura teatrale, sin dai secoli in cui negli anfiteatri il popolo seguiva la tragedia greca. Nei secoli successivi, con la commedia dell’arte, ha creato personaggi universali come Pulcinella, sempre tuffato nella realtà sociale; e poi Viviani, Eduardo, la sceneggiata napoletana. Diciamo che anche oggi c’è tantissimo amore per il teatro, ciò spiega il perché del proliferare di tante compagnie amatoriali, ma l’Italia, né tantomeno la Campania sanno cogliere questo segnale: l’anelito alla cultura viene sottovalutato, se non ignorato. La politica purtroppo considera la cultura come un argomento fatuo e non prioritario, senza rendersi conto invece di quanto un film, un concerto, un libro, uno spettacolo teatrale formino le persone e la loro mentalità. Dare spazio, come facciamo noi, alle compagnie amatoriali, significa promuovere l’arricchimento della mente, oltre a far notare autori inediti che potrebbero proporre argomenti nuovi da affiancare alle opere note. Ritengo di svolgere nel mio piccolo una funzione sociale, minima, ma di cui mi faccio vanto!».

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