Sport. Al Collana la scherma per non vedenti

NAPOLI – Estate 2016, tempo di Olimpiadi. Tempo di valori. Intanto lo Stadio Collana, situato in prossimità della fermata metro “Quattro Giornate” al Vomero, a partire da questo mese, e per una durata di circa un anno e mezzo, sarà al centro di un progetto di messa in sicurezza e di rinnovo dell’intero complesso, al fine di garantire alla struttura maggiore fruibilità.
Fino a qualche mese fa la gestione dello Stadio era affidata al Comune di Napoli, ma da qualche giorno è passato in concessione all’ATI Collana Sport Center, un gruppo di sportivi e imprenditori con le idee chiare.
Tra le sale sportive coinvolte nel progetto c’è quella di scherma. Al riguardo abbiamo intervistato la 21enne Livia Ficara, istruttrice nazionale e tecnico di secondo livello.

Qual è la realtà della vostra palestra?

«La nostra sala, il Club Schermistico Partenopeo, è a livello nazionale una delle sale più prestigiose di scherma di spada a livello under 20-23 ed è l’unica a Napoli a fare scherma per non vedenti. Mi ha sicuramente dato la possibilità di fare esperienza. Siamo l’unica scuola a Napoli ad avere corsi di scherma per non vedenti. Mi rendo conto che la scherma paralimpica in Italia è un terreno ancora poco conosciuto, ma sarebbe bello avere più iscritti soprattutto in questo campo.»

In questo periodo lo stadio è in rinnovamento. Come state vivendo questo cambiamento?

«Durante questo periodo di ristrutturazione le attività non verranno sospese e perciò i lavori non crearanno alcun disagio. La ristrutturazione coinvolgerà l’intero impianto e, per quanto riguarda la nostra disciplina, sarà aggiunta un’altra sala di fioretto. Il presidente dell’ATI, Sandro Cuomo, nonché capo della mia sala, sarà alle Olimpiadi come commissario tecnico della nazionale di spada.»

Giovanissima, già istruttrice di scherma, unica a Napoli a fare lezioni per non vedenti. Si sente speciale?

«Sono istruttrice nazionale tecnico di secondo livello, ma non mi sento speciale rispetto ad altri istruttori. Sono sicuramente molto incuriosita da questo mondo, giacché c’è molto da sperimentare: non ci sono regole precise, non ci sono tecniche di insegnamento precise, perché la scherma paralimpica in Italia è ancora una realtà giovane.»

L’importanza della scherma come sport paralimpico?

«In generale tutti gli sport, paralimpici o meno, sono a mio parere ottime occasioni per l’integrazione. Certo, il lato positivo della scherma paralimpica, su carozzina o per non vedenti, è che pur essendo una variante diversa della disciplina, gli schermidori non vedenti non sono allenati in gruppi differenti, ma istruiti insieme a ragazzi normodotati. Ci sono ovviamente lezioni individuali, ma questa è una realtà che ogni allievo vive. In molti altri sport paralimpici ovviamente il corso è tenuto in gruppi differenti per una questione di modalità differenti di approccio allo sport in questione»

Le modalità di allenamento?

«La preparazione atletica di un non vedente non differisce in nulla da quella di un normodotato. Non è una cosa inusuale un incontro tra un non vedente e un normodotato, che per l’occasione viene bendato. La ragazza non vedente che si allena con noi fa tutti gli esercizi, una volta che le vengono spiegati. L’unico ausilio è la presenza di qualcuno che, durante la corsa, la avvisi di fermarsi prima che arrivi al muro.»

I non vedenti sono equipaggiati con strumenti diversi? 

«L’attrezzatura non differisce da quella canonica, fatta eccezione per le armi, in quanto nella scherma paralimpica viene adoperata solo la spada, l’unica arma adattabile ai non vedenti. Nella scherma ci sono tre armi: spada, fioretto e sciabola, ma a differenza della spada, il fioretto e la sciabola sono armi convenzionali, vale a dire che seguono un regolamento particolare. Una cosa che è importante è il tappetino, che è diverso da quello canonico, in quanto presenta un rivestimento diverso, che permette di sentire in modo differente lo spazio di gioco e sul quale è presente una linea che gli schermidori percepiscono al tatto.»

Come si insegna questa disciplina a una persona che ha limitazioni visive?

«Si può ragionare solo a sensazione. Bisogna reinventarsi e reinventare. La recettività, il tatto, la riflessione sono fondamentali. Nella scherma più canonica molto spesso si ha a che fare con schermidori che agiscono d’istinto, pur essendo una disciplina in cui il riflettere è importantissimo.»

Ci sono differenze riguardanti l’aspetto tecnico e il regolamento di gara?

«Nel caso di un colpo simultaneo, nella sciabola e nel fioretto il punto viene assegnato a chi attacca o chi para e risponde. Nel caso della spada e quindi della scherma paralimpica, il punto è assegnato a entrambi perché sarebbe impossibile definire chi attacca e chi difende. Tuttavia nella scherma per non vedenti, il punto è valido solo se prima del colpo c’è stato un contatto col ferro, in quanto è solo con il contatto del ferro che i partecipanti si possono rendere conto della distanza tra loro, e un colpo senza che questo contatto ci sia stato potrebbe essere considerato casuale. Il maestro in questo caso è fondamentale, in quanto prima dell’incontro descrive allo schermidore l’avversario, la sua altezza e la corporatura, affinché possa capire come muoversi in pedana. Il bersaglio, come nella scherma di spada più canonica, è tutto il corpo e si può colpire solo di punta.»

La emoziona allenare gli schermidori paralimpici?

«Credo che gli atleti paralimpici insegnino veramente tanto. Spesso siamo noi a vedere limitazioni in persone che in realtà sono spesso più motivate di quanto possa esserlo un normodotato. A immaginarsi nella loro condizione di handicap non ci si aspetterebbe una tale forza e una tale capacità. Non si bloccano davanti alle difficoltà, si vede la passione. Ho avuto modo di vederlo con i miei allievi, ma anche durante le gare a cui ho assistito, soprattutto a livello internazionale, in quanto la scherma paralimpica è una realtà giovane in Italia e credo che le gare nazionali siano organizzate solo da un paio d’anni. Assistendo a un incontro a livello internazionale di scherma paralimpica tra schermidori in carrozzina, ebbi modo di avere una prova di cosa significhi avere forza: una ragazza nel colpire cadeva dalla carrozzina perché non aveva assolutamente la muscolatura adatta a sostenerla, e dopo ogni colpo il maestro la risistemava sulla carrozzina e lei era subito pronta ad attaccare nuovamente. (Nella scherma paralimpica in carrozzina esistono tre categorie: la A raggruppa ragazzi che abbiano completo controllo della muscolatura addominale e del busto; la B coloro che hanno lesioni alla colonna vertebrale e perciò sono limitati nell’uso degli addominali bassi; la C raggruppa paraplegici e spastici – ndr). Credo che lo sport, in questo caso la scherma, siano per loro non solo un’occasione di riscatto, ma anche un’occasione per viaggiare, conoscere realtà nuove.»

By Zaira Magro

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