Sanità. Petizione per la riapertura del pronto soccorso dell’ospedale Apicella

 

 

SANT’ANASTASIA – Il pronto soccorso dell’ospedale Apicella di Pollena Trocchia, cittadina dell’area metropolitana di Napoli, chiuso dal 2011, è protagonista in questi giorni di una petizione volta alla sua riapertura, frutto di un’iniziativa dell’associazione “Love for Sant’Anastasia”. I cittadini possono contribuire con una firma presso il Centro Liguori, sede dell’associazione, nei giorni lunedì e mercoledì dalle ore 17:00 alle ore 19:00, oppure al Centro Anziani in Piazza IV Novembre il mercoledì e il venerdì. Ulteriori punti saranno allestiti e segnalati sulla pagina facebook dell’associazione.

Il diritto alle prestazioni sanitarie continua a subire le conseguenze di una politica volta allo smantellamento, alla riduzione, ai tagli di fondi e forze. La minaccia di chiudere diversi reparti ospedalieri del capoluogo partenopeo è arrivata direttamente dalla Giunta Regionale della Campania, ma l’ospedale Apicella di Pollena Trocchia ha rinunciato al suo pronto soccorso già nell’agosto del 2011. Si tratta di un ospedale che, fino a quella data, contava su un pronto soccorso efficiente e adeguato alla normativa vigente. Oggi l’Apicella ha un bacino d’utenza di gran lunga inferiore alle sue possibilità e la chiusura del pronto soccorso grava tutta sull’ospedale di Nola, sovraffollato e impossibilitato a far fronte a un tale riversamento di persone presso le sue strutture.
L’associazione “Love for Anastasia”, impegnata in numerosi progetti senza scopo di lucro sul territorio, si è fatta quindi promotrice di una raccolta firme per chiedere la riattivazione del pronto soccorso. Hanno aderito alla petizione altre associazioni che operano sul comune di Sant’Anastasia, tra le quali “Associazione Urbe”, “Fortitudo Pallacanestro”, “S.S.D. Oasi San’Anastasia”, “Avis Sant’Anastasia”, “S.S.D. Stella Splendore” e “Nucleo comunale Protezione Civile”. Al riguardo abbiamo rivolto le nostre domande a Mimmo De Simone, presidente dell’associazione.

Perché il pronto soccorso dell’ospedale Apicella è chiuso?

«I fondi concessi dal governo centrale alla Regione Campania per la sanità si sono assottigliati. Di conseguenza per ottimizzare i costi sono stati chiusi diversi pronto soccorso, tra cui quello dell’ospedale Apicella, che abbracciava un bacino di circa 200.000 persone residenti nei comuni limitrofi».

Quali disagi ha provocato questa decisione?

«Parliamo di un ospedale che si trova al centro di almeno sei comuni: Sant’Anastasia, Somma, Pomigliano, Volla, Cercola, Massa di Somma. Come può immaginare tutti i residenti si recavano lì per ricevere il primo soccorso, poiché l’ospedale ha anche una sala U.T.I.C. (Unione Terapia Intensiva Cardiologia – ndr). Adesso per raggiungere l’ospedale più vicino bisogna andare a Nola, raggiungibile, traffico permettendo, in 40 minuti. Quest’attesa in caso d’emergenza può essere fatale».

Quando è nata la vostra iniziativa?

«La nostra associazione è stata invitata a un dibattito tenuto presso il Comune di Pollena, al quale erano presenti alcuni esponenti politici di varie fazioni della Regione Campania. Noi come associazione, interessata a tutti i problemi che investono il territorio, ritenevamo che questo problema recasse danni ai nostri cittadini e a quelli dei paesi limitrofi. Abbiamo quindi proposto al sindaco di Sant’Anastasia, Lello Abete, di far partire una petizione. La sua risposta è stata immediata, si è mosso in prima linea decidendo di convocare una conferenza dei sindaci dell’area vesuviana. In quell’occasione sarà prodotto un documento, al quale sarà allegata e protocollata la nostra petizione. Questo documento sarà presentato al Governatore della Campania Vincenzo De Luca e ai vertici dell’ A.S.L. della Campania. Abbiamo quindi tenuto una manifestazione al Comune di Sant’Anastasia, alla quale sono intervenuti diversi esponenti di fazioni politiche, nonché vari medici ancora in servizio presso gli ambulatori dell’ospedale Apicella».

Riscontri positivi dalle istituzioni?

«Da organismi ufficiali no, ma dai cittadini sì. Qui a Sant’Anastasia abbiamo avuto il sostegno di qualche altra associazione che si è mossa con noi. Domenica saremo a Volla, dietro l’invito di un consigliere comunale che ha abbracciato il progetto, per cercare di raccogliere altre firme. Dal resto del mondo politico non abbiamo avuto una grosso aiuto».

Quanto durerà la petizione?

«La raccolta firme continuerà fin quando non avremo terminato gli incontri con i paesi limitrofi. Siamo stati già a Somma, domenica saremo a Volla, saremo poi a Pollena, il comune dove si trova l’ospedale, ci incontreremo a Pomigliano e quindi chiuderemo. Per adesso abbiamo già raccolto circa mille firme».

Altri progetti?

«Noi ci occupiamo delle famiglie disagiate del territorio di Sant’Anastasia. Organizziamo delle raccolte di generi alimentari a cadenza quindicinale e li distribuiamo a chi ne ha bisogno. In più abbiamo una raccolta di indumenti usati. Siamo intervenuti fornendo generi di prima necessità anche duranti i terremoti che hanno colpito il centro Italia. Questi sono solo alcuni dei progetti: noi crediamo che la solidarietà non sia un evento unico. Per noi la beneficenza deve essere attiva 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno, quando c’è qualcuno che ha bisogno la nostra associazione interviene, naturalmente sempre in base alle nostre possibilità. Ci attiviamo sempre per fare tutto il possibile per il nostro territorio».

Noemi Orabona

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