Razzismo e disagio sociale alla manifestazione contro l’insediamento Rom

NAPOLI – Lunedì 20 luglio alle ore 17:00, nella zona Nord di Napoli, periferia di San Pietro a Patierno, si è tenuta una manifestazione di protesta contro l’allestimento di un villaggio attrezzato per l’insediamento di persone di etnia Rom, precisamente per 15 nuclei familiari e per un totale di circa 80 persone. La manifestazione è stata organizzata da un comitato di cittadini residenti che hanno formato un presidio permanente per fermare l’arrivo di ruspe e mezzi che dovrebbero attrezzare l’area.

Il corteo di residenti, circa 400 persone, tra loro molte donne e bambini, si è radunato in Via Cupa del Principe per poi proseguire lungo Via Stadera, fino ad arrivare alla fine dalle strada in prossimità del ponte della ferrovia, dove hanno bloccato la viabilità per circa un’ora. A guidare la protesta il presidente della VII Municipalità, Vincenzo Solombrino, al quale abbiamo rivolto le nostre domande.

Perché manifestate?

«Quattro mesi fa ci hanno riferito la realizzazione di questo campo rom in via Cupa del principe, e abbiamo chiesto un confronto con l’Assessore alle politiche sociali, dottoressa Gaeta, che si è resa disponibile a fare un sopralluogo per farle rendere conto del degrado di questo territorio. Le abbiamo evidenziato anche, tramite le assistenti sociali, le denunce per maltrattamenti sui minori, e lei si è resa conto che bisognava dare un po’ di attenzione alla realizzazione di questo campo. Quindi eravamo convinti che il problema si fosse risolto, invece una settimana fa ci siamo resi conto che si stavano facendo dei lavori e ci siamo preoccupati e oggi abbiamo deciso di manifestare con forza».

Il Comune vi ha informato che i lavori erano per il villaggio attrezzato?

«Hanno detto che era per la realizzazione del campo rom, perché il Prefetto aveva autorizzato il Comune a organizzare un sito dove alloggiare i rom».

Cosa avete contestato al Comune? 

«Il Comune non ci ha mai interpellato, siamo stati noi che siamo riusciti a capire la volontà del Comune e questa è un’altra scorrettezza del nostro Sindaco De Magistris».

Durante la manifestazione di protesta abbiamo raccolto anche le testimonianze di alcuni manifestanti. La rappresentante di un’azienda del luogo ha dichiarato: «Noi non siamo razzisti, non è che non vogliamo queste persone, ma chi ci governa dovrebbe provvedere a inserire queste persone non nelle nostre città vicino ai nostri figli, ma metterli in un rione solo per loro, ma non dove stanno e vanno a scuola i nostri figli. Andrebbe bene se venissero distribuiti in piccole case, perché se si mettono negli accampamenti, come sono abituati loro, è la fine». Ancora tra la gente, pubblichiamo la voce della sig.ra Daniela: «l problema non sono i rom, ma come vengono messi in un’area 3mila persone, in un quartiere dove non ci sono servizi e già siamo in tanti. Tremila persone dove vengono messe e come vengono aiutate? Se non veniamo aiutati noi cittadini, come possiamo aiutare gli altri?». Una manifestante proveniente dalla vicina Casoria, afferma ancora: «Noi non siamo razzisti, ma se stiamo già rovinati noi, andiamo avanti con difficoltà, e vengono pure queste persone, chi deve mangiare? che poi i napoletani e gli italiani vanno via e entra questa gente. Il Governo non fa nulla per noi. Il Comune di Casoria cosa sta facendo per noi? Poi viene questa gente e da dove escono questi soldi, dalle nostre tasche?».

Tuttavia non tutti i partecipanti hanno manifestato la loro disapprovazione in modo pacifico, dalla folla emergevano anche voci con slogan violenti, augurando un rogo immediatamente dopo l’insediamento dei Rom.

In Italia manca un Piano Nazionale sulla questione Rom e Sinti. I campi sono un’eccezione tutta italiana per far fronte a un’esigenza abitativa, ghettizzandoli e creando ‘i popoli delle discariche’, violando dunque i più elementari Diritti umani e non favorendo processi d’integrazione sociale. I campi vengono insediati in zone periferiche già prive di servizi per i residenti, creando spesso tensioni sociali. Ma la maggior parte dei Rom e dei Sinti censiti in Italia sono stanziali e vivono in casa, conducendo una normale vita sociale. Secondo infatti la Commissione europea per i Diritti umani, solo il 3% della popolazione Rom in Italia è nomade, mentre la maggior parte è stanziale, e chi vive nei campi abusivi lo fa per mancanza di alternative.

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