Napoli. Mezzogiorno di sangue, quello degli studenti

NAPOLI – Alle ore 12:00 del 13 novembre i reparti della celere hanno caricato studenti disarmati alla guida del corteo contro il decreto “Buona Scuola” del Governo Renzi: 4 i feriti, tra loro una ragazza minorenne con commozione cerebrale, e due identificazioni in questura.

Il corteo studentesco si è radunato verso le ore 09:30 in Piazza del Gesù Nuovo: una folla variopinta di ragazzi simpatici, allegramente rumorosa; tante scuole superiori di Napoli; una delegazione dei Cobas, ma il grosso era a Roma dove nelle stesse ore si è tenuta la manifestazione nazionale; e poi il Coordinamento dei Docenti Precari Autorganizzati.

Il corteo è stato organizzato, tra gli altri, dai Cobas, dal Coordinamento Docenti Precari e dagli attivisti dell’Ex-OPG, che insieme hanno guidato il corteo. Tra i partecipanti anche alcuni attivisti del Coordinamento Disoccupati Organizzati. Nel giro di un’ora la folla è arrivata a contare circa 10mila studenti, che hanno iniziato a marciare gridando slogan tipo: “Noi non siamo la buona scuola”, “Noi non vogliamo lavorare gratis”. Il bersaglio delle proteste è la Legge “Buona Scuola” del Partito Democratico, di Matteo Renzi, che oltre a precarizzare ulteriormente la categoria dei docenti, va a impattare anche sulla vita degli studenti. La legge di Renzi infatti, spalleggiata ampiamente da Confindustria, prevede che gli studenti delle scuole superiori, oltre a studiare, debbano effettuare durante i periodi di vacanza un apprendistato finalizzato alla loro formazione, in vista dell’inserimento nel mondo lavorativo al termine degli studi. Ma questo apprendistato è totalmente gratuito e costituisce una vera e propria legalizzazione dello sfruttamento del lavoro, prima ancora della maggiore età. Gli studenti hanno protestato sfilando pacificamente per il centro di Napoli, intenzionati a raggiungere la sede di Confindustria, in Piazza dei Martiri.

Durante il corteo si avvertiva nervosismo: molti agenti in borghese, noi personalmente ne abbiamo identificati un paio della Digos, hanno lasciato ‘cadere’ frasi del tipo: “Stamattina finisce male”. Attentamente sorvegliato da agenti di polizia in assetto antisommossa, il corteo è giunto davanti al Maschio Angioino, poi al San Carlo, infine in Piazza Trieste e Trento. L’imboccatura di Via Chiaia, la strada che il corteo avrebbe voluto percorrere per raggiungere Piazza dei Martiri, dove si trova la sede della Confindustria, era sbarrata, così il flusso di persone è stato invitato a continuare verso Piazza Plebiscito. Ma il corteo si è opposto e un’avanguardia composta di un pugno di ragazzi e studenti ha inalberato scudi di plastica e polistirolo con su recanti la scritta composta: “JATEVENNE”. I ragazzi si sono dunque staccati dal corteo e hanno fronteggiato direttamente i reparti della celere che sbarravano loro il passo. Ma erano ragazzi completamente disarmati: qualcuno di loro indossava il casco per prudenza, altri a volto scoperto.

Accecata dai fumogeni, la testa del corteo, inerme, con scudi di plastica e polistirolo, ha avanzato verso lo sbarramento della celere. L’aria era tesa, si avvertiva la prossimità di uno scontro. La prima fila del corteo, al massimo una ventina di ragazzi, ha avanzato ancora verso il blocco, lentamente, giungendo a meno di un metro dalla fila di scudi e manganelli. Poi all’improvviso gli uomini in divisa sono esplosi in una violenza inaudita: la loro prima ondata non ha respinto né contenuto gli studenti, ma ha direttamente caricato e travolto i ragazzi, calpestandoli e colpendoli con il manganello. Dunque si è staccata una seconda ondata di poliziotti, di lato alla prima, che ha caricato il fianco del corteo oltre il gruppo che era avanzato. È stata follia sanguinaria di Stato, che ha attaccato studenti di età al di sotto dei 18 anni, figli e nipoti di napoletani per bene che seguivano ignari l’avanguardia.

Nel mulinio di manganelli si sono sentite urla, sono volati schizzi di sangue. Una ragazzina, ferma al centro di Piazza Trieste e Trento, è stata attaccata senza motivo da un celerino. Un ragazzo l’ha difesa frapponendosi, ma è stato afferrato per i capelli e trascinato fino al bar Gambrinus. Lì, sotto i nostri occhi, è stato pestato a sangue da 3, 4 poliziotti contemporaneamente: verrà trasportato successivamente in ospedale, poi in questura. La ragazza invece è stata ricoverata per commozione cerebrale al Pellegrini Vecchio.

Un altro ragazzo è stato letteralmente abbattuto dalla polizia: rovesciato sulla pancia, è stato colpito con forza alla schiena; poi, spinto, ha urtato la faccia a terra spezzandosi due denti. Svenuto, i poliziotti hanno tentato di portarlo via, ma alcuni amici sono riusciti a strapparlo dalla loro violenza.

Sgominata a sangue l’avanguardia, il corteo ha vacillato e molti ragazzi sono scappati via. La folla ha arretrato fino al San Carlo, mentre la polizia ha ricevuto i rinforzi dei carabinieri. Sono seguiti minuti di tensione, dalla questura arrivavano ‘richieste d’aiuto’ al coordinamento dei disoccupati organizzati, per una mediazione, perché si temeva una rappresaglia, una sorta di guerriglia urbana innescata dalla violenza delle forze dell’ordine, totalmente fuori controllo. Fortunatamente gli attivisti, gli studenti, hanno scelto di non attaccare, pretendendo però il rilascio immediato dei ragazzi, due, sequestrati dai poliziotti. il corteo così ha raggiunto la questura, dove centinaia di studenti si sono fermati in attesa del rilascio dei due ragazzi. Un’attesa che è stata premiata tra le ore 15:00 e le ore 16:00 con la loro liberazione. Ovviamente identificati, contro i ragazzi sarà formalizzata un’accusa per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, forse lesioni. Sì, lesioni, perché come da ‘prassi’ anche diversi agenti hanno provveduto a farsi refertare in ospedale, ma feriti da studenti disarmati o da soli? I ragazzi dell’ex OPG hanno al riguardo convocato una conferenza stampa per sabato 14, la mattina alle ore 10:00, per chiarire a tutti cosa è realmente accaduto in quella piazza.

La mattina del 13 novembre a Napoli la polizia ha caricato studenti inermi che protestavano per il loro diritti, comportandosi come il braccio armato delle peggiori dittature.

By Riccardo Bruno

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