Napoli. Chi gestirà il Bosco di Capodimonte? Di Nardo: “La cittadinanza deve riappropriarsene!”

NAPOLI – La mattina del 29 novembre, nell’ambito delle manifestazioni in tutto il mondo per la “Giornata mondiale del clima”, da Napoli, Piazza Plebiscito, partirà un corteo della cittadinanza che raggiungerà il bosco di Capodimonte.

La crisi climatica mondiale trova sempre meno spazio sui media. Eppure, visti i catastrofici eventi climatici verificatisi negli ultimi anni, il tema ambientale dovrebbe essere in cima all’agenda dell’attivismo. Sicuramente lo è a Napoli, dove diverse associazioni hanno organizzato questa manifestazione per sensibilizzare la cittadinanza sulla sorte del bosco di Capodimonte, polmone verde di Napoli. Il raduno in Piazza del Plebiscito sarà alle ore 10:00, per poi partire alle ore 11:00 circa alla volta del bosco, dove si terrà un’assemblea pubblica e un picnic con canti e balli. Al riguardo abbiamo rivolto le nostre domande a Miriam Di Nardo, giovane attivista del Coordinamento Bosco di Capodimonte, in prima fila per l’organizzazione dell’evento.

Miriam Di Nardo perché questo corteo?

«Quest’estate al bosco di Capodimonte ci sono stati molto eventi. Interventi edilizi di ristrutturazione su vecchi edifici, come l’ex Fagianeria. Si diceva fossero state rispettate le cubature preesistenti, ma si tratta in realtà di ecomostri veri e propri, con cambio di destinazione degli immobili. Sembra ci siano gare d’appalto, ma è tutto molto vago, ‘sottobanco’. Per le destinazioni si parla di un polo enogastronomico, di un polo per l’artigianato della ceramica di Capodimonte, MA NON È ASSOLUTAMENTE CHIARO CHI GESTIRA’ QUESTI LUOGHI. C’è il pericolo che sia l’ennesimo esperimento di vetrina per i turisti. Ma tutto ciò non risponde a quelli che sono i bisogni della città e degli abitanti del quartiere, che hanno bisogno di spazi.»

Cosa chiedete?

«Noi stiamo cercando di ottenere un tavolo tecnico di discussione con il nuovo supermanager Bellanger, che da gennaio avrà la gestione del Bosco diventandone l’unico direttore. Vogliamo un tavolo con Bellanger a cui partecipi anche il Comune di Napoli, sebbene quest’ultimo non abbia una reale posizione di forza, tranne quella di indirizzamento, perché le competenze spettano alla Soprintendenza, al Ministero. Noi chiediamo anche interventi di manutenzione ordinaria come l’apertura dei bagni pubblici, la sicurezza degli alberi. Vogliamo che alcuni di questi locali, che saranno ristrutturati, siano assegnati alle associazioni, ai comitati di cittadini, coloro quindi che agiscono e conoscono il territorio. LA QUESTIONE DEL BOSCO RIGUARDA TUTTA LA CITTA’ DI NAPOLI!»

Pensate si stia tentando una sorta di privatizzazione del bosco? Come evitarla?

«Noi crediamo molto in un’azione territoriale, in un’organizzazione dei cittadini sul territorio. Quindi partire con una vertenza su queste operazioni turistiche, di vetrina, che si hanno in città, ma che non porteranno benefici al territorio. Si avrà magari una ricchezza, ma non si sa in che direzione andrà, non c’è trasparenza, non c’è partecipazione oltre ai soliti attori che generalmente speculano in queste situazioni, anche quando riguardano la cultura. La gestione del bosco e del museo è di tipo ministeriale, non riguarda il Comune o la Regione. Potremmo usare questa vertenza sul bosco come precedente per altre questioni simili, per rientrare in possesso della fruizione dei Beni culturali. Ma in questa situazione la controparte è superiore al Comune e alla Regione e ci pone una grande sfida e una grande occasione per fare arrivare la nostra voce in alto, oltre la vertenza locale.».

By Riccardo Bruno

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