Musica. Le “Complici Muse” di Riccardo Ceratti

VARESE – Il pianista varesino Riccardo Ceratti ha presentato il suo ultimo progetto dal titolo “Complici Muse”, un mini tour realizzato con l’obiettivo di sensibilizzare e rievocare temi letterari e musicali, in scena in questi mesi negli ambienti culturali del territorio lombardo.

L’artista è uno spirito libero: autore, musicista ed ex operaio nato nel 1963 a Somma Lombardo, in provincia di Varese, città nella quale espande il suo operato musicale. E’ un artista ‘controcorrente’ che ha scelto uno stile di vita genuino, senza la televisione, senza automobile, preferendo la bicicletta. Il suo stile di vita si riversa nei testi e nei suoi progetti musicali. Al riguardo gli abbiamo rivolto le nostre domande.

Il suo recente lavoro?

«Attualmente sono impegnato nel mini-tour “Complici Muse” dove, insieme allo scrittore Santi Moschella, porto negli ambienti più disparati della Lombardia le mie canzoni dal vivo con pianoforte e voce, accompagnato da altri quattro musicisti. Abbiamo già avuto diverse date tra Varese, Brescia e la provincia di Milano. I temi che presentiamo sono tra i più vari, ad esempio in “Tu credi al paradiso” mi confronto con mia moglie sulla religione, argomento sul quale io sono molto scettico; “La piccola fiammiferaia” è invece un tributo al mio scrittore di fiabe preferito, Andersen; e “Ho vent’anni” è incentrata sul tema della migrazione giovanile. L’idea nasce dal voler fondere la letteratura, nel caso specifico pezzi a tema tratti da alcuni romanzi di Santi Moschella, con il supporto melodico della forma canzone.»

Il momento di svolta nel suo percorso artistico?

«Direi nel 1993, quando, allora 29enne, dopo aver aperto uno studio di registrazione con Angelo Ceriani e Fabio De Marchi, firmammo un contratto discografico con la Major “Dischi Ricordi”, sotto la supervisione di Mario Ragni. Abbiamo ottenuto quell’ingaggio tramite un deejay di Reteotto Network. Scrissi e pubblicai così un album che venne depositato nella discoteca di Stato-Ministero dei Beni Sonori e delle attività culturali. Quel lavoro vanta importanti collaborazioni, contiene infatti un brano in cui canta Tony Dallara ed è mixato da Bruno Malasoma allo studio “ISOLA”di Milano, mentre l’editing venne curato da Ezio De Rosa presso gli studi “FONIT CETRA”, tutti nomi che hanno fatto parte della storia della Musica leggera Italiana. Quindi iniziai il tour radiofonico promozionale nelle più importanti emittenti del Nord Italia, dove collaborai con diversi artisti della scena pop nazionale, scrivendo canzoni per le Edizioni Musicali “Mursia”,”FaDo” e “Il Gruppetto”. Il successo fu tale da farci ottenere i contatti per approdare in RAI, tuttavia a causa dei temi scomodi in materia politica di cui parlavamo nei brani, fummo scartati e il nostro secondo disco venne accantonato.»

Poi cosa accadde?

«Dopo la delusione sono tornato a lavorare in fabbrica, fino ai 50 anni. Ho poi deciso di riappropriarmi della mia vita, mettendomi a insegnare, scrivere e comporre. Nel 2012 ho scritto “L’Urlo”, un brano arrangiato e interpretato da Alvaro Fella, fondatore dello storico gruppo anni ‘70 rock progressivo “Jumbo”. Nel 2013, in una notte d’agosto, ho avuto un’ispirazione dopo aver letto “Lettere a una professoressa” di Don Milani. È stata quasi un’esperienza mistica, alquanto strana per me che sono ancora alla ricerca della spiritualità. Decisi di scrivere una canzone ispirata a lui, dal titolo “Lorenzo”, molto apprezzata in internet, dove sono state fatte anche delle cover, tra cui spicca quella del giovane cantautore Gianmarco Natalina. Da qui ho poi sviluppato l’idea del mio primo Musical dedicato proprio al Priore di Barbiana, che ha avuto molto successo ed è stato ripetuto da varie compagnie teatrali.»

Quando nasce la passione per la musica?

«Nasce davanti a una vetrina: C’era un pianoforte, per me un contenitore pieno di magia. Piangevo perché lo volevo, ma i miei erano operai, per cui non erano dell’idea di avere un musicista in casa. Avevano altri piani per me: la scuola di ragioneria o il lavoro in fabbrica. Ho iniziato a lavorare a 14 anni, potendomi così permettere di seguire lezioni da privatista con insegnanti di conservatorio, riuscendo a diplomarmi al Conservatorio Statale di Novara.»

I progetti futuri?

«C’è un piano scolastico che vuole sensibilizzare gli studenti sul racconto di Don Milani, che ho citato prima, tramite la trasposizione della storia in fumetto da parte dell’artista Roberto Benotti che accompagnerò con i miei brani. Poi ho appena scritto il brano “Paziente 37”, dedicato alle vittime della strage di Bologna del 1980. L’ho intitolato così perché la linea di autobus numero 37 era stata adibita per il trasporto di morti e feriti. Il brano verrà trattato dall’associazione “Vittime della strage di Bologna” in un progetto ancora da definire nei dettagli. Il mio obiettivo è quello di trasmettere il valore della musica in senso tradizionale. Spero sempre in una ricomparsa della genuinità dei brani e degli artisti, affinché le canzoni ritornino a essere espressive ed emozionali, e spero di riuscire in questo con la mia musica.»

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