Le uccidono la figlia, ottiene lenta giustizia. Ora deve pagare il ‘conto’

NAPOLI – Carmen Polce, uccisa dal convivente nel 2005 con un colpo da arma contundente alla testa, ha avuto giustizia: l’ex fidanzato, assassino di Carmen, è stato condannato a venti anni di reclusione per omicidio e occultamento di cadavere, infatti la giovane è stata dichiarata “scomparsa”. Tuttavia, nonostante sia una buona notizia, la ‘giustizia’ ottenuta da Rosa Polce, mamma di Carmen, si è trasformata in un’ingiustizia tipicamente italiana: in sede civile il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha condannato il responsabile del delitto al risarcimento danni di 100mila euro, ma l’uomo è nullatenente e non può pagare. Così l’Agenzia delle Entrate, come da Legge, dopo 10 anni si rivale sulla madre della vittima chiedendole 7.500 euro: omesso pagamento di imposte e oneri accessori sulla sentenza civile. La storia è stata resa nota dagli avvocati di Rosa Polce, Angelo e Sergio Pisani: “Ieri sera è stato notificato un avviso di liquidazione dell’imposta, irrogazione delle sanzioni di 7.517,50 euro. Nella cartella si legge che sono solidalmente obbligati al pagamento delle imposte tutte le parti in causa. Quindi, se l’assassino risulta nullatenente, come in questo caso, non solo la famiglia non ottiene alcun risarcimento, ma deve pagare allo Stato un’imposta di registro. Come dire che al danno si aggiunge anche la beffa. E infatti, se non dovesse o non potesse farlo, scatterebbero le azioni esecutive, compresi i pignoramenti contro la madre della vittima”.
La Giustizia italiana e il fisco, non ci sono dubbi, sono da riformare: troppo lenta la prima, ‘ottusa’ la seconda, come in questo caso entrambe ‘ingiuste’.

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