Ivo De Palma: “Volevo fare l’astronauta ma ho scelto il doppiaggio”

Personaggio animato di ''Pegasus'', doppiato da Ivo De Palma, protagonista della saga ''I Cavalieri Dello Zodaico.''

Personaggio animato di ”Pegasus”, doppiato da Ivo De Palma, protagonista della saga ”I Cavalieri Dello Zodiaco.”

NAPOLI- Il team di Crudiezine ha avuto il piacere di intervistare il maestro Ivo De Palma, doppiatore di famosissimi personaggi animati e cinematografici, storica voce di ”Pegasus” dei Cavalieri dello Zodiaco, nonché direttore di doppiaggio in moltissime e conosciute produzioni italiane.

Da bambino, cosa sognava di diventare da grande Ivo De Palma?

«Astronauta, o medico cardiochirurgo. Poi, per somma fortuna dell’astronomia e di chi soffre di problemi cardiaci, le cose sono andate diversamente!»

Cosa l’ha convinta ad intraprendere la carriera di doppiatore?

«Un’esperienza precedente nelle radio private della mia città, nel corso della quale compresi che la mia voce, sia pure ancora tutta da lavorare, a microfono aveva un suo perché. Poi studiai dizione per rendere meglio in radio e, terminato il corso, mi venne consigliato di integrarlo con lezioni di recitazione. Fu allora che scoprii un mondo che fino a quel momento mi era in gran parte sconosciuto, e di lì nacque la mia passione».

Il personaggio di Pegasus, protagonista della saga dei Cavalieri dello Zodiaco, è stato l’idolo di molti bambini ed è diventato un po’ il suo marchio riconoscitivo. Cosa si prova ad aver interpretato uno degli eroi animati più amati di tutti i tempi?

«È una bella sensazione, rinfrancata quotidianamente dai riconoscimenti che i fan mi tributano ancora oggi. Molti hanno amato la mia voce, e quella dei miei colleghi, nei loro anni più cari e ora, nei miei anni più maturi, mi circondano d’affetto. Direi quindi che lo scambio mi sembra equo».

Nel corso della sua memorabile carriera, ha dato voce a numerosi personaggi, tanto unici quanto belli. Tanto per citarne alcuni, possiamo ricordare, oltre al già citato Pegasus, Kambei Shimada di Samurai 7, il maestro Gai di Naruto, il Conte di Cagliostro in Lupin III. Tra i tanti che ha interpretato, quale personaggio l’ha affascinata di più?

«Ne hai citato uno cui sono particolarmente affezionato, cioè Kambei Shimada. Un personaggio di indole carismatica e d’aspetto fascinoso, benché non più giovanissimo. Una sorta di antieroe, un eroe malinconico, che nella vita le ha anche prese, oltre a darne tante. Un samurai cui l’età e l’esperienza di vita hanno fatto capire che il codice è importante, ma a volte la vita segue percorsi che bisogna saper interpretare con maggiore elasticità».

Quanto è importante l’adattamento dei testi, la corretta traduzione dei dialoghi originali e l’uso di un registro linguistico appropriato per la corretta riuscita di un doppiaggio?

«Direi senz’altro molto. Non tutti i repertori sono uguali, non tutte le storie di uno stesso repertorio sono uguali, non tutti i personaggi di una data storia sono uguali, e non tutti i modi di esprimersi dello stesso personaggio sono sempre uguali. Quindi la padronanza dei più vari registri (dai più alti ai più bassi), unita a una certa ricchezza lessicale, conduce all’adattamento più pertinente ed espressivo per ogni particolare esigenza, il che aiuta molto i doppiatori in sala a dare il meglio».

Il suo cartone preferito?

«Non sono un cultore della materia, malgrado la mia voce sia nota più che altro per l’animazione. Ho imparato a conoscere e a rispettare (che non è amare ma è gia qualcosa) il repertorio dell’animazione giapponese per motivi di lavoro. Da bambino, quando il Giappone era sui libri di storia e geografia ma non ancora in televisione, non vedevo l’ora che in tv passassero i cartoni animati degli eroi Marvel (il che avveniva molto di rado), di cui seguivo già maniacalmente le avventure cartacee».

Chris Barlati

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