Il libro di Marcello Erardi sulla Napoli aragonese

NAPOLI – Continua il nostro interesse per il mondo di Marcello Erardi, cittadino napoletano che si è distinto per la sua attività turistico-culturale a favore della scoperta delle bellezze della città di Napoli: nella sua pagina Facebook, nella quale condivide foto e informazioni culturali in più lingue, raffigura i particolari, anche i più sconosciuti, della città partenopea. In linea con la sua missione, Erardi ha realizzato anche un libro, intitolato: “La Napoli aragonese del XV secolo, testimonianze storico-artistiche”. Oggi pubblichiamo una breve recensione della sua opera e l’intervista attraverso la quale l’autore spiegherà le ragioni che lo hanno spinto in questa ulteriore ricerca del ‘dettaglio’ artistico-culturale della nostra città.

Nel libro “La Napoli aragonese del XV secolo, testimonianze storico-artistiche“, l’autore Marcello Erardi ha compiuto un percorso di ricerca sull’architettura e la storia di Napoli, nel periodo storico dal 1442 al 1501. In questi 59 anni infatti, grazie all’ascesa e al dominio aragonese, la città di Napoli ha conosciuto uno dei periodi più fiorenti della sua cultura, basti pensare che lo ‘scheletro’ del Castel Nuovo, a tutti noto come Maschio Angioino, prende vita proprio in quel prosperoso periodo.

Il percorso compiuto dall’autore parte dall’insediamento della dinastia aragonese a Napoli, e continua poi snodandosi attraverso la descrizione e i racconti riguardanti le opere architettoniche di Castel Nuovo, le ville di Poggioreale, della Duchesca, della Conigliera e di Chiaia; dunque Porta Capuana e la basilica di San Domenico Maggiore; e anche le importanti e impegnative figure di Alfonso II d’Aragona; Giuliano da Maiano, senza il quale il nostro patrimonio artistico sarebbe sicuramente un po’ più scarno; e attraverso infine la storia di una delle famiglie più longeve della città di Napoli: la famiglia Muscettola, principi di Leporano.

Il libro, che si presenta come una sorta di saggio storico e artistico, al quale sono allegate anche foto e immagini didascaliche, si rivela utile per il turista o l’appassionato interessato a visitare il patrimonio culturale di Napoli.

Marcello Erardi, le tappe significative del percorso del suo libro?

«Posso dire che l’argomento centrale di questo libro è lo studio sulla Villa della Conigliera, perché la conosco molto bene, sono appassionato, ed è una delle ‘delizie alfonsine’, ed è stata parte della crescita storica, culturale e architettonica di cui Napoli è stata protagonista durante i 59 anni di reggenza aragonese. Il libro è indirizzato a chi vuole conoscere, in minima parte, ciò che è il dominio aragonese: da’ informazioni, curiosità dei monumenti fondamentali e rappresentativi di quel periodo storico. Anche la copertina, sulla quale è rappresentato l’arco di trionfo del Maschio Angioino, dove possiamo vedere l’ingresso trionfale di Alfonso d’Aragona in città, non è altro che l’introduzione a un periodo storico ben preciso.»

Dove ha trovato tutte queste informazioni?

«Mi sono servito dell’archivio della Biblioteca Nazionale di Napoli, della sezione di storia napoletana e dei documenti del Consiglio di Stato di Napoli, dove ho avuto l’opportunità di consultare l’archivio del giudice Caracciolo di Cellammare, dove ho trovato le informazioni di cui necessitavo sui principi Muscettola di Leporano. Sono riuscito inoltre a ritrovare degli scritti di Roberto Pane, a proposito della Villa della Conigliera, grazie ai quali ho arricchito le mie didascalie, che sono un unicum tratto da un insieme sparpagliato di documenti.»

Quale emozione l’ha spinta a pubblicare il libro?

«Posso dire che è per merito del potere della creazione a spingermi a pubblicare il mio lavoro. Io credo che ci sia una scintilla della creazione in ognuno di noi, ed è stato un po’ come vedere un bambino che viene al mondo: l’emozione non può essere che positiva, perché ciò che ho fatto è scaturito da un’emozione di forte amore per la mia città e la sua storia.»

Qualcuno l’ha ringraziata per l’attività che svolge?

«A essere sincero il mio lavoro non è dettato da questo sentimento, in genere si fanno cose per poter lasciare un ricordo positivo di noi. Tuttavia sono poche le persone che apprezzano dal vivo, proprio perché il mio lavoro non è mirato a ricevere attestati o falsi complimenti. Posso dire però che negli ultimi mesi ho ricevuto dei ringraziamenti davvero importanti: a seguito dell’invio di una copia del mio libro all’uscente Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano; e a Papa Francesco, ho ricevuto da loro una lettera di ringraziamento, e dunque un’enorme soddisfazione.»

E’ soddisfatto sia come uomo che autore fotografico? 

«Certo che lo sono, però io sono del parere che non bisogna mai accontentarsi del lavoro che si fa, infatti il mio è un continuo work in progress volto al miglioramento. Per me la migliore foto è sempre quella che verrà, e non bisogna mai dare nulla per scontato.».

Carmela Landino