Disabilità. Report dal seminario “Un mondo per tutti – Abbattimento delle barriere architettoniche”

NAPOLI – Giovedì 6 luglio si è svolto, presso la sede dell’Unione Industriali Napoli in Piazza dei Martiri, il seminario “Un mondo per tutti – Abbattimento delle barriere architettoniche”, nato per volontà della dott.ssa Tiziana Zungri al fine di “far acquisire consapevolezza in un mondo che va sempre più verso l’Industry 4.0, sull’evoluzione delle tecnologie, ma rimane pur sempre fermo in un totale stallo culturale”.

Il programma, in collaborazione anche con l’Ordine degli Ingegneri di Napoli, ha visto la partecipazione di esperti che hanno presentato soluzioni semplici e funzionali per dare accesso a chiunque alle strutture statali e private, al fine di istruire i normodotati e le loro aziende all’accessibilità: oltre all’intervento iniziale del dr. Vincenzo Schiavone, Presidente della Sezione Sanità Unione Industriale Napoli, hanno esplicitato le loro soluzioni il Prof. Alessandro Pepino e la Prof.ssa Maria Papa, docenti rispettivamente di bioingegneria elettronica e informatica e ingegneria civile e ambientale presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II; seguiti dagli Arch. Maria D’Elia e Donata Monti, rispettivamente responsabile della Commissione Pari Opportunità Regione Campania e Ordine Architetti P.P.C di Napoli; e l’Ing. Ettore Nardi, Consigliere dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli. Infine le testimonianze del Dr. Davide Iavarone e Dr.ssa Rosa Fusco, Consigliere del RotarAct Club di Nola-Pomigliano d’Arco.

La prima a prendere la parola è stata Tiziana Zungri, che ha l’obiettivo comune di fare cultura, portare le persone a pensare che anche con i piccoli dettagli si possa rendere il mondo accessibile a tutti: “Il progetto nasce dall’idea di aprire lo sguardo su un mondo che sembra tanto distante, ma che in realtà accompagna la vita quotidiana di tutti noi in ogni singola azione che compiamo: la volontà di portare avanti questa lotta non deve limitarsi ad aspettare che la Legge faccia il suo corso, ma deve agire ogni attimo di più per abbattere tutte quelle barriere che per i normodotati si traducono in architettoniche, ma che per tutti colori affetti da disabilità in barriere per la vita; il mio invito è, pertanto, diretto non solo alle aziende, ma anche a tutte le organizzazioni affinché forzino la mano per arrivare a conseguire uno stesso obiettivo comune: l’esperienza degli addetti ai lavori e l’integrità del lavoro aziendale possono e devono entrare in conciliazione, e allontanare dall’idea di massa la concezione che la disabilità non può essere intesa solo come semplice barriera architettonica, ma bensì come coscienza educativa capace di intendere che l’autonomia deriva dalla consapevolezza dell cultura, e non del semplice problema”.

Questo invece l’intervento del Prof. Alessandro Pepino: “Vi è la necessità di far intervenire diverse competenze nel processo di risoluzione del problema: psicologiche, pedagogiche e tecnico-professionali, con la presenza di uno staff multi-disciplinato e reattivo, al fine di permettere la costruzione tempestiva e funzionale degli ausili necessari alla facilitazione delle semplici attività quotidiane per le persone affette da disabilità. Innanzitutto, l’Analisi del problema, del contesto, delle funzioni e delle esigenze è il primo passo da compiere, seguito a ruota da un processo di formazione continuo con i diretti interessati e con gli addetti ai lavori responsabili della loro salute, e accompagnato infine da una forte gestione del processo e una stabile personalizzazione, sia dell’intervento in un’attività di progettazione partecipata con gli interlocutori interessati, che della soluzione, attraverso una valutazione del caso non basata solo sull’invalidità, ma anche su tutti gli standard di classificazione capaci di dare un’indicazione mirata sulla situazione generale del disabile. Sarebbe tanto utopico ipotizzare tali servizi facendo rete tra le aziende, università e servizi sociali? i risultati ottenuti potrebbero quasi certamente portare economie di scala in grado di rendere sostenibili dei processi tanto impegnativi”.

Sulla stessa lunghezza d’onda sono intervenuti gli Arch. Maria D’Elia e Donata Monti, e la Prof.ssa Maria Papa, che si sono espresse circa le tematiche dell’accessibilità legata alla valorizzazione dei beni culturali e alle barriere cognitive e sensoriali nei luoghi di interesse culturale: “La fruizione rappresenta un fine istituzionale quando si parla di tutela del bene, e l’accessibilità diventa, di conseguenza, una di quelle azioni prioritarie perché, appunto, fondamentali nel concedere a tutti la possibilità di vivere in uno spazio architettonico importante: esso, per essere compiutamente compreso, deve permettere alle persone di entrarci e, pertanto, adeguare l’accessibilità ad un organismo architettonico con delle particolari caratteristiche fisiche-costruttive diventa un obiettivo consequenziale da raggiungere; per arrivare a ciò, tuttavia, bisogna adottare delle trasformazioni in grado di puntellare al punto giusto la qualità dell’organismo stesso, lasciando compiere il proprio lavoro a tutte le tecnologie di ultima generazione sotto la manutenzione e supervisione generale svolta da chi, tramite questa attuazione, ha la responsabilità di apporre miglioramenti funzionali all’ambiente circostante. Vi è la necessità di ricordare all’opinione pubblica dell’esistenza di un Articolo 30 della Convenzione ONU che assicura e garantisce pari opportunità a tutti. Come? Integrando le varie segnaletiche presenti nei siti culturali, sociali e lavorativi, rinforzando la sicurezza attraverso una cartellonistica adeguata, incrementando la fruibilità con plastici visivi e percorsi tattili per garantire l’orientamento, rifornendo periodicamente l’individuazione di strumenti compensativi per facilitare la percezione dei luoghi difficilmente raggiungibili”.

Particolarmente interessante, infine, il contributo offerto dall’Ing. Ettore Nardi circa la tematica dell’accessibilità alle infrastrutture urbane e al trasporto pubblico: “L’accessibilità è universale e non può prescindere solo dai dati forniti dai centri di statistiche: attualmente in Italia ci sono oltre 4 milioni di persone che sono affette da disabilità e il mondo dei trasporti, al riguardo, vive oggi come una nuova frontiera per il superamento delle barriere architettoniche, designando la mobilità delle persone non come un bisogno, bensì come un diritto; c’è il dovere e la necessità morale da parte dell’ente pubblico di garantire una piena accessibilità al trasporto pubblico e sensibilizzare gli enti ad applicare i principi della Costituzione italiana che regolano l’agibilità delle persone affette da disabilità: tutto ciò non più rappresentare una perenne astrazione fisica e mentale, ma appunto un documento di concretezza tale da permettere ai tanti tecnici in prima linea di pensarla sempre di più in direzione di un superamento reale e vero, fonte di superiorità ed equilibrio culturale, e medicina regolatrice di un malessere vissuto nella società moderna da oramai troppo tempo”

By Michele Calamaio

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