Attiviste afghane in protesta chiedono più donne al governo

KABUL – Il 3 febbraio 2015 un corteo di donne ha affollato le strade della capitale afghana per protestare contro l’assenza di ministri del gentil sesso nel nuovo governo.

Circa settanta le donne che ieri si sono riunite di fronte al Ministero degli Affari delle Donne a Kabul, per manifestare il profondo malcontento che il Presidente Ashraf Ghani ha acuito non rispettando quelle promesse che, in campagna elettorale, gli avevano garantito un maggiore appoggio femminile. Ashraf Ghani, Presidente dell’Afghanistan dal 21 settembre 2014, infatti, secondo quanto riportato dal giornale britannico The Guardian, nel periodo precedente le elezioni aveva assicurato la sua volontà di formare un governo connotato dalla partecipazione femminile, argomento poi riproposto agli inizi della sua presidenza, definendo l’inclusione politica delle donne come una priorità assoluta. Tuttavia, l’inserimento nei processi istituzionali di sua moglie Rula, posta a capo di un ufficio che segnala al governo la situazione interna degli sfollati, non è stata sufficiente per le attiviste afghane, le quali hanno assistito progressivamente alla caduta della promessa elettorale di una maggiore presenza femminile all’interno del processo politico-decisionale: difatti Ghani, durante la sua campagna, aveva promesso di nominare almeno quattro donne ministro, ma la prima lista di candidati al governo presentata tre settimane fa conteneva solo tre donne, nessuna delle quali ha superato la fase di votazione in Parlamento la settimana scorsa. Destano particolare interesse le informazioni che il colosso della stampa inglese fornisce delle tre candidate: la prima è stata ritirata dalla lista per l’incertezza della sua laurea, la seconda risultava sconosciuta persino alle attiviste e la terza ha ricevuto meno voti di tutti gli altri candidati.

Il corteo delle manifestanti si è raccolto ancora oggi in vista della redazione di una nuova lista di candidati che il Presidente dovrà a breve presentare: le attiviste hanno così cercato di influenzare l’inserimento di un maggior numero di candidate, consegnando una lista da loro stesse elaborata di 21 donne adatte a svolgere il ruolo dei ministro secondo i criteri di età, istruzione e abilità, forse per evitare che siano riproposte improbabili candidate.

By Miriam Lanzetta

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