Afghanistan, tra attentati e attentatori ciò che resta è cenere

KABUL – E’ accaduto tutto questa mattina, dall’alba in poi. Dopo aver teso un agguato e eliminato il funzionario della Corte Suprema Atiqullah Raoufi, i miliziani islamici hanno continuato a seminare il panico nella capitale dell’Afghanistan, dove dal 1979 si susseguono sanguinose guerre: un gruppo di 12 artificieri è stato infatti attaccato mentre era impegnato a liberare dalle mine un campo nel meridione dello Stato afghano; in seguito un kamikaze si è fatto esplodere nel centro di Kabul contro un mezzo di trasporto militare. Secondo quanto riportato dall’Ansa, il bilancio della giornata sarebbe addirittura di 12 morti e 20 feriti.

Questi attentati sono soltanto il prosieguo di una serie di attacchi agli organi governativi afghani che vanno avanti da settimane. Due giorni fa, sempre a Kabul, un kamikaze di 17 anni si è fatto saltare in aria all’interno di un centro culturale francese: l’attentatore ha scelto di agire proprio durante lo svolgimento di una rappresentazione teatrale che aveva come argomento centrale la condanna dell’uso dei kamikaze contro la popolazione civile. Tuttavia i buoni, o presunti tali, non sono rimasti a guardare: nella giornata di ieri a Parwan e a Shinwari, territori afghani, alcuni droni americani hanno ucciso 24 persone tra militanti e insorti, ma purtroppo anche 5 civili, provocando lo sdegno e le proteste della popolazione locale, che è scesa in strada a manifestare contro l’uccisione degli innocenti.

Parole come guerra, morte, terrore, sembrano così lontane dalla realtà di chi legge le notizie, di chi le scrive in occidente, ma intanto la lotta all’estremismo intrapresa dal governo di Washington e le lotte intestine in Afghanistan non smettono di mietere vite umane. E quando del nemico, dell’eroe, dell’innocente, resta nient’altro che cenere, è lecito chiedersi quale sia l’importanza dei tribunali dove gli imputati non esistono più.

By Pietro Colacicco

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