Napoli. Il ricordo della Galleria Toledo per Don Milani

NAPOLI – La Galleria Toledo, situata a Napoli in via Concezione a Montecalvario  34, nei Quartieri Spagnoli, da sabato 21 a venerdì 27 Ottobre 2017 ha ospitato una serie di iniziative in occasione dei 50 anni dalla morte del Maestro Don Lorenzo Milani (Lorenzo Carlo Domenico Milani Comparetti – ndr), scrittore, docente ed educatore italiano, la cui opera ha lasciato un profondo segno nella scuola italiana. 

Tra gli eventi più importanti, quello di martedì 24 ottobre presso la libreria Feltrinelli in piazza dei Martiri, per la presentazione del libro “Ho disegnato Lettere a una professoressa” di Monica Fabbri, con prefazione a cura degli studenti che nel 1967 scrissero il testo. Da segnalare che alle iniziative era abbinato lo spettacolo “Lettere a una professoressa”, un progetto teatrale di Claudio Ascoli e Barbara Abbondanza, in scena per tre repliche da mercoledì 25 a venerdì 27 ottobre presso il teatro Galleria Toledo.

Al riguardo abbiamo intervistato il direttore artistico della Galleria Toledo, Laura Angiulli.

Perché ricordare Don Milani?
«Il pensiero di Don Milani è strutturalmente complesso. Procede da una visione cristiano-laica della realtà e dedica all’infanzia, quella più marginalizzata, un troppo breve periodo di vita attiva con la Scuola di Barbiana. La sua idea di scuola, in un’interpretazione che ha un nesso stretto col pensiero del ’68, è il centro intorno al quale potrebbe ruotare una rivoluzione sociale proiettata verso il ‘cambiamento’ del mondo. In effetti, se la scuola fosse portata in un significativo mutamento, con risorse e impegno didattico adeguato, in prospettiva potrebbe sollecitare miglioramenti incisivi nel mondo reale. Il pensiero di Don Milani si volge dunque alla scuola con immediato campo d’applicazione, ma è più ampiamente portatore di un socialismo del cuore, utile per un qualsiasi ambito del vivere civile.»
Quali i temi del suo pensiero nella scuola di oggi?

«Credo che l’indicazione di Don Milani, che procede dalla critica alla scuola degli anni ’60, a quel tempo veramente classista, sia stata da tempo acquisita e applicata per l’interpretazione di una scuola innegabilmente di massa: il senso generale di quanto da lui suggerito, per una scuola più aperta e inclusiva, è stato già messo a frutto nella concretezza operativa, a favore dell’apprendimento di base e oltre. Oggi si rivelano necessari nuovi percorsi d’esperienza, per l’inclusione e interazione di soggetti portatori di culture differenti. Don Milani è un autore, un classico della critica sociale con particolare applicazione al campo della scuola e dell’infanzia, ma non solo, e immagino che la storicizzazione di quanto da lui lasciato in riflessione sia opportuna e doverosa.»

Serena Costantino
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